Salerno, 2 dicembre, prime ore del mattino, all’ultimo piano del palazzo che ospita il Provveditorato scoppia un incendio di matrice evidentemente dolosa, secondo le indagini infatti tre focolai sono stati accesi ad hoc in punti strategici degli uffici. Scopo furto? No, niente è stato rubato, nessun oggetto di valore manca all’appello, compresi i computer. E allora perché un atto vandalico mirato proprio a quel piano dell’edificio di via Monticelli che custodiva solo vecchi documenti? Probabilmente perché da quei documenti poteva venire fuori una verità scomoda, legata ad un’indagine che sta impegnando la Procura di Napoli: lo scandalo riguardante i finti insegnanti di sostegno.
Diecimila euro, tanto costerebbe un’abilitazione per l’insegnamento agli studenti colpiti da disabilità Nel mirino degli inquirenti quegli istituti che organizzano corsi di formazione e rilasciano quegli attestati, il tutto online e in maniera ben poco trasparente, che poi risulterebbero decisivi per scalare la graduatoria e ottenere un posto di lavoro dal Ministero dell’Istruzione.
Come precisa Il Gazzettino: “Non si tratta solo di istituti scolastici nel senso classico del termine, ma anche di realtà meno riconoscibili, come istituti che rilasciano attestati solo a mezzo posta elettronica, dopo corsi formativi (con tanto di punteggio) che vengono tenuti rigorosamente on line”.
L’inchiesta, condotta da un pool che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione, coinvolgerebbe non solo aspiranti docenti in attesa di prendere posto dietro la cattedra, ma molti insegnanti attualmente in servizio. Un raid mirato a deviare le indagini quindi, quello messo a segno il due dicembre scorso; come rivela il quotidiano locale ottopagine.it infatti “Il rogo, per gli investigatori napoletani, è frutto di una soffiata da parte di una talpa che si annida all’interno degli uffici del Provveditorato e che probabilmente fa parte del sistema che crea professori. Quando la Procura di Napoli ha inoltrato agli uffici del Provveditorato la richiesta di acquisizione di atti si è messa in moto la macchina del depistaggio”.