"Comunicazione per chi è interessato a lavorare nel nuovo giornale on line. Mercoledì posterò qui l'indirizzo web a cui inviare i vostri nominativi e spiegare perché volete esserci, cosa pensate di poter fare e sulla base di quali esperienze o studi (avrete capito che odio la parola curriculum). Lo potrete fare entro il 10 settembre. Chi lavorerà a questa avventura sarà scelto solo tra quei nominativi, e attraverso una selezione motivata e trasparente. È una storia che mi piace da pazzi".
Prende corpo il nuovo quotidiano online immaginato da Enrico Mentana. Il direttore del Tg di La7 ha lanciato la proposta dalla sua pagina Facebook a inizio luglio, dando nei giorni successivi le prime indicazioni pratiche ai potenziali redattori. Oggi è tornato sull'argomento di primo mattino "Ci sarà un limite di età, per gli ovvi motivi spiegati nel post in cui ho lanciato l'idea nove giorni fa. Ogni sbarramento contiene in sé un'ingiustizia, soprattutto agli occhi di chi è fuori magari per pochi giorni. Ma se vuoi fare un giornale di giovani..."
Mentana ha spiegato subito le motivazioni che lo hanno portato a lanciarsi in questo progetto, dove metterà esperienza, passione, ma anche fondi, se dovesse servire per il lancio. "La generazione degli anni '50 e '60" ha potuto realizzare il sogno di fare i giornalisti, quel che è ormai precluso anche ai più bravi tra i giovani di oggi". "Ho cercato di spiegare perché si sia operata questa chiusura pressoché totale (peraltro simile a quella di tante altre professioni). Crisi della stampa tradizionale, crollo della pubblicità, abbattimento dei profitti per l'invalersi del web, costo sempre più alto del lavoro giornalistico già in essere in rapporto alle entrate degli editori, e tanto altro".
"È giunto per me il momento di fare qualcosa di tangibile: far nascere un quotidiano digitale realizzato solo da giovani regolarmente contrattualizzati, che possa riaprire il mercato della scrittura e della lettura giornalistica per le nuove generazioni".
"Il risultato - ha aggiunto il giornalista - però è che noi siamo ancora seduti, tutelati da contratti che ci tutelano, ben pagati, con una cassa sanitaria autonoma e una pensione che ci aspetta. Fuori tanti giovani, potenzialmente più che meritevoli, aspettano in piedi e senza garanzie. E anche lettori e telespettatori sono come noi: del resto un prodotto fatto da sessantenni, con modalità novecentesche, è seguito per consuetudine, tradizione e simili coordinate politico-culturali da un pubblico in cui i giovani proprio non ci sono o quasi".