Tra i diplomati negli istituti tecnici e professionali, nei due anni successivi al diploma, il 33,7% ha lavorato per più di sei mesi, il 13,6% ha svolto lavori più saltuari e frammentari non superando i sei mesi di lavoro nel periodo considerato, mentre vi è un'ulteriore quota del 10,9% che ha alternato o svolto contemporaneamente attività lavorative e di studio universitario. Uno su cinque si è dedicato completamente agli studi universitari e non ha svolto alcuna attività lavorativa nello stesso periodo, e nel 21,7% dei casi, infine, i diplomati non risultano iscritti a corsi universitari e non hanno avuto esperienze lavorative di alcun tipo. È quanto si evince dalla nuova edizione di Eduscopio.it, il rapporto curato dalla Fondazione Agnelli che mette a confronto 7.000 scuole a partire dagli esiti universitari e lavorativi di 1.250.000 diplomati.
Dopo un periodo di inoccupazione o di svolgimento di lavori saltuari di breve durata - evidenzia Eduscopio - i diplomati raggiungono un contratto di lavoro significativo (con una durata di almeno trenta giorni continuativi): il tempo di attesa dal momento del diploma si attesta in media sui 232 giorni, dunque poco meno di otto mesi. La mobilità è relativamente contenuta: nella maggioranza dei casi, per lavorare non si va oltre il proprio comune di residenza o oltre la provincia (distanza media da casa del lavoro: 43,3 chilometri).
A due anni di distanza dal diploma, meno di un diplomato occupato su tre (31,3%) svolge un lavoro coerente col titolo di studi conseguito. La metà di chi ha trovato lavoro (48,9%) deve accontentarsi di una occupazione qualsiasi, mentre il 19,8% svolge professioni trasversali e accessibili, oltre che con la propria, anche con maturita' di diverso tipo. Per quanto riguarda la stabilita' lavorativa (tipo di contratto), si osserva che circa la meta' dei diplomati che lavorano ha gia' raggiunto una posizione lavorativa stabile.
In particolare, il 20,3% ha un contratto a tempo indeterminato e circa il 29,6% e' inserita in un percorso di 12 apprendistato che per i più giovani rappresenta il primo step di un rapporto di lavoro permanente. Se si prendono come riferimento i diplomati tecnici del settore economico, a parità di altre condizioni, quelli in ambito tecnologico hanno una più bassa probabilità di occupazione (-2,2%).
I pur meno numerosi diplomati professionali del settore Industria e Artigianato godono invece di un piccolo vantaggio occupazionale (+3,0%). A prescindere al titolo di studio e dalle altre caratteristiche tutti i diplomati subiscono l'effetto della congiuntura economica: rispetto a chi si è diplomato nel 2014, chi ha conseguito la maturità nel 2015 ha migliori chance occupazionali (+3,2%); trend consolidatosi per i diplomati del 2016 che hanno avuto un incremento nelle opportunità di occupazione del 4,2%.