Un addio digitale per don Matteo Prodi - nipote dell’ex premier Romano - che ha pubblicato le motivazioni delle sue dimissioni sulla pagina Facebook della parrocchia di Santa Maria, dopo averle lette durante la Messa. Dopo 12 anni don Prodi ha lasciato la comunità di Ponte Ronca, frazione di Zola Predosa, nel Bolognese, con un annuncio a sorpresa e con una certa polemica. Il sacerdote - si legge sul Resto del Carlino - aveva assunto l’incarico nel 2005 subentrando a don Mario Fini. Ieri, secondo quanto ha chiarito, ha portato al vescovo Zuppi la lettera di rinuncia e dimissioni. Le anticipazioni di una sua possibile dipartita si rincorrevano da diversi mesi, e lui stesso, in colloqui con i collaboratori più vicini, non faceva mistero di essere vicino al termine della sua esperienza nella frazione. Dal contenuto della lettera di congedo emergono chiari i contorni di una situazione che è precipitata nell’ultimo anno, fino alla decisione repentina.
“Non a tutti piace la mia vita”
“Non a tutti è piaciuta o piace la mia vita. A nessuno, però, era lecito portare in pubbliche piazze valutazioni negative su di me, che hanno fatto male a me, ma soprattutto alla comunità”. È un passaggio del testo scritto da don Matteo Prodi e riportato dal Corriere. “Il vescovo - ha spiegato don Prodi nella lettera, pubblicata anche sul sito della parrocchia - mi disse già molti mesi fa che 10 anni erano abbastanza; la necessità di creare unità pastorali ha dato pure il suo contributo; ma le grandissime difficoltà che ho sperimentato, soprattutto l’ultimo anno, hanno, sicuramente, accelerato il processo”. Difficoltà che non sono chiarite nel testo, in cui parla del suo rapporto di amore con la comunità. Resta il riferimento a chi ha parlato male di lui in ‘pubbliche piazze’: “Non sono una persona che coltiva rancori o cerca vendette; mi chiedo solo perché e a che cosa sia servito. Gesù schiaffeggiato nel processo, chiede: perché?”. Secondo quanto riferisce il Resto del Carlino, che ha dato notizia della scelta del sacerdote, negli ultimi mesi questi era stato criticato per aver ospitato profughi in canonica. L’addio alla comunità non è al sacerdozio: “Io non avròuna parrocchia - spiega - andrò ad officiare in zona Santa Rita di via Massarenti, e per il resto continuerò a fare quello che ho fatto in questi anni”. Diversi fedeli sui social network hanno condiviso il testo, chiedendo al prete di tornare sui suoi passi.
Il dispiacere dei fedeli sui social
La bacheca virtuale - scrive Repubblica - è stata inondata dai messaggi affettuosi dei parrocchiani, molti dei quali invitano il sacerdote a ripensarci. Don Matteo spesso aveva fatto discutere per le sue provocazioni intellettuali, come quando scrisse al premier Letta per invitarlo ad alzare le tasse ai ricchi o quando propose di sostituire l'acqua santa con degli ovetti di Pasqua per le benedizioni negli uffici pubblici.
Tutto il paese all’ultima Messa
Chiesa di Ponte Ronca colma di fedeli, ieri sera (25 settembre), per l’ultima messa che don Matteo ha celebrato nella veste di parroco prima delle sue dimissioni. Molta commozione, qualche pianto, ma anche - si legge sul Resto del Carlino - tanta autoironia nelle parole di don Matteo, che ha esordito: “Spero di vedervi così numerosi anche al mio funerale... che non è oggi”, ha detto giusto per sottolineare l’invito a continuare un percorso di fede fatto insieme. Fra i banchi stracolmi i suoi fratelli, la mamma e papà Vittorio Prodi, il sindaco Fiorini, e soprattutto tante famiglie, genitori, bambini e ragazzi. In coda alla celebrazione, un rappresentante della comunità ha illustrato l’iniziativa di inviare una lettera che i ponteronchesi indirizzano al vescovo Zuppi: “Vogliamo prima di tutto sottolineare il valore di don Matteo, ed esprimere l’amicizia, la riconoscenza e l’affetto che abbiamo nei suoi confronti. Si è fatto piccolo fra i piccoli, ha condiviso la sua casa con i poveri e con i profughi, ha teso la mano a tutti e trovato sempre tempo per tutti noi, il vescovo deve saperlo. Chi condivide queste parole può venire a firmare”. E in tanti hanno firmato.
Per la curia bolognese troppo clamore mediatico
Dalla curia bolognese l’espressione della sorpresa per il clamore mediatico suscitato dalle parole di don Matteo. “Era ben noto a chi di dovere”, fanno notare sempre in curia, che il sacerdote aveva chiesto un anno sabbatico dalla parrocchia, che guidava da 12 anni, e che la sua richiesta era stata accettata. Lo ha comunicato lo stesso sacerdote che ha spiegato come ieri mattina il vescovo si sia dimostrato d’accordo con il contenuto della sua lettera e che abbia appunto accettato di non assegnargli alcun nuovo incarico pastorale. “La mia vita di parroco finisce a Ponte Ronca”, ha aggiunto prima di spiegare che si dedicherà allo studio, alla riflessione e alla meditazione.