Il caso della nave 'Diciotti' è stato al centro di una articolata discussione nella seduta odierna del Plenum del Consiglio superiore della magistratura. Le posizioni prese dai consiglieri sull'iniziativa giudiziaria del pm di Agrigento Luigi Patronaggio sono state diverse. In linea generale è stata sottolineata la necessità di ribadire e tutelare "l'autonomia e l'indipendenza della magistratura". Tuttavia, i consiglieri Galoppi e Leone si sono smarcati dagli altri colleghi. Il primo ha infatti evidenziato l'opportunità di ribadire il "principio della sobrietà" cui deve attenersi il giudice, in particolare astenendosi dal rilasciare dichiarazioni "non necessarie".
Per Galoppi, inoltre, "occorre certamente garantire e tutelare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e del singolo magistrato, ma la tutela dell'autonomia e della indipendenza deve essere garantita a 360 gradi sia esternamente che internamente. Tutelare l'indipendenza e l'autonomia del singolo magistrato - ha aggiunto - significa preservarlo da ogni possibile condizionamento interno. Nella specifica vicenda destano perplessità gli interventi di un gruppo associativo contenenti indicazioni tecniche e procedimentali che possono essere vissute e percepite come forma di pressione e di condizionamento".
Leone ha invece invitato i colleghi ad un ragionamento "mettendosi nei panni dei cittadini che hanno visto l'azione di un ministro dell'Interno che ha il diritto di trattenere delle persone per motivi di salute pubblica, dato che a bordo di quella nave c'erano persone affette da scabbia. Se parliamo giustamente di indipendenza della magistratura - ha concluso - sarebbe però necessario parlare anche dell'indipendenza di un ministro che segue una linea politica". Per il consigliere Palamara, il Csm "è la sede dove ribadire il principio fermo dell'autonomia e della indipendenza della magistratura, e la necessità reale di rispettare le prerogative e le competenze" dei magistrati.
Il consigliere Morosini ha sottolineato come il Csm abbia "il dovere di intervenire" su questa vicenda perché "se tacesse si aprirebbe probabilmente la strada alle intimidazioni nei confronti dei magistrati". Sulla stessa linea il consigliere Ardituro: "il problema di questo caso è che l'iniziativa giudiziaria è stata oggetto di dileggio e provocazioni e questo non va bene".
A trarre le conclusioni è stato il vicepresidente Legnini: "Il Csm è unanime sulla necessità di tutelare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Non si può tacere sul fatto che con il clima di quei giorni ci si stava incamminando su un crinale molto rischioso per l'indipendenza della magistratura e il potere di ciascuno e, quindi, è giusto e doveroso che il Csm faccia sentire la propria voce attraverso questo dibattito. Che il procuratore di Agrigento abbia esercitato legittimamente l'azione penale - ha poi osservato Legnini - non puo' essere messo in discussione, ma va detto che anche il fatto che il governo abbia esercitato le proprie funzioni non può essere messo in discussione. Tuttavia, su alcuni fatti e atti era doveroso esercitare l'attività di indagine. Ed è ciò che è stato fatto e si sta facendo nel rispetto dei principi costituzionali".