Ci sono voluti 30 anni per trovare un colpevole per la morte di Lidia Macchi, uccisa con 29 coltellate quando aveva vent'anni. La sentenza di condanna all'ergastolo per Stefano Binda è stata pronunciata dalla Corte d'Assise di Varese esattamente 31 anni, 3 mesi e 19 giorni dopo il delitto, avvenuto il 5 gennaio 1987.
Lidia fu violentata e accoltellata a morte in un bosco del Varesotto. Il condannato, ex compagno di scuola della vittima e, come lei, frequentatore degli ambienti di Comunione e Liberazione, eèstato arrestato solo 29 anni dopo il delitto, nel gennaio 2016. La giuria, presieduta da Orazio Muscato, era composta da due giudici togati e sei giudici popolari.
Come nel film "Quattro manifesti a Ebbing, Missouri", una madre, interpretata da Frances Mc Dormand che per questo ha vinto l'Oscar come migliore attrice, conduce una sua personale, dolorosa e impopolare protesta perché nessuno riesce a scoprire chi è l'assassino della figlia, così per condannare il presunto omicida di Lidia è servita l'ostinazione della madre.
Il delitto fu commesso vicino a Cittiglio, dove Lidia era stata a trovare un'amica in ospedale. La ragazza era una scout e frequentava ambienti di Comunione e Liberazione, come Binda, inchiodato, secondo i giudici, da una lettera anonima scritta a mano e consegnata alla famiglia della giovane vittima. Nel 2014 un'amica della vittima ha riconosciuto la scrittura di Bindi nella lettera pubblicata su un giornale locale, La Prealpina. A quel punto il caso, fino ad allora irrisolto, dopo aver seguito inutilmente due piste diverse (gli accusati erano stati rispettivamente un sacerdote e un pregiudicato della zona), è stato riaperto e sono riemersi i dettagli a carico dell'accusato. Nei mesi scorsi era stata anche disposta la riesumazione della salma.
Al termine di un processo durante il quale Binda si è sempre dichiarato innocente, ma senza riuscire a fornire, tanti anni dopo, un alibi solido, la Procura di Varese ha deciso di seguire le indicazioni dell'accusa e i giudici, dopo tre mesi, lo hanno condannato all'ergastolo.
A tutte le udienze del processo ha assistito l'anziana madre della vittima, Paola, e i suoi fratelli Stefania e Alberto, mentre il padre è scomparso prima di conoscere il nome del presunto assassino della figlia.