Cristina Tinozzi vive in due mondi: il primo è quello frenetico, razionale e a tratti cinico di Piazza Affari; il secondo è la strada dove trascorre le serate come volontaria di Croce Rossa italiana per aiutare i senzatetto. I quali, pur senza saperlo, ricambiano regalandole un equilibrio psichico mai raggiunto prima.
Poco più che quarantenne, nata a Busto Arsizio ma milanese di adozione, Tinozzi da circa quattro anni, per almeno 3 volte al mese mette da parte i panni della manager e indossa l’uniforme della Cri. “La mattina - racconta all’AGI - mi sveglio, faccio colazione, e vado a Piazza Affari dove vengo fagocitata da riunioni, telefonate e incontri. Nel pomeriggio esco un po’ prima dall’ufficio, passo a casa per cambiarmi e arrivo in sede alle 8. Preparo i sacchetti e tutto il resto e alle 9 si esce per il giro concordato con il comune di Milano”.
Una passione scoperta per caso, quella di Cristina: “Mi sono avvicinata alla Croce Rossa quando alla Borsa mi hanno chiesto di entrare nel gruppo di primo soccorso. Mi sono appassionata immediatamente e subito il mio desiderio è stato quello di scoprire cosa c’è al di là delle delle manovre di pronto soccorso. Soprattutto volevo sapere come potevo rendermi utile. Così sono venuta a conoscenza di un corso per volontari della durata di due mesi cui mi sono iscritta immediatamente”.
Cristina inizia la sua attività di volontariato a bordo dell’ambulanza, ma presto scopre di voler dare una mano ai senzatetto. “Mi sono appassionata alle unità di strada, ai senza fissa dimora ai quali portiamo cibo, acqua ma anche presenza fisica, chiacchiere, compagnia. Incontriamo persone che vogliono restare per strada, che non accettano di vivere secondo le regole della società e che rifiutano anche il nostro aiuto. E poi ci sono i più sfortunati, che non lo hanno scelto ma sono finiti per strada per svariate ragioni. Queste persone cerchiamo di reinserirle nella società, nel mondo del lavoro. Sono soprattutto uomini, dai 35 anni in su. La strada è difficile per una donna”.
“La mia attività di volontariato - continua Cristina - è in contrapposizione al lavoro che faccio. Un mondo che corre freneticamente, materiale. Incontrare queste persone serve anche a me per ridimensionare il tutto, dare il giusto peso alle cose e sopravvivere nel mio ambiente dove mi sono sempre sentita straniera e le cui dinamiche condivido solo in parte. Dopotutto quello è il mio lavoro non la mia vita”. Infine, “passare del tempo con i meno fortunati mi fa apprezzare molto di più quello che ho, anche solo un letto e una coperta”.