Roma - Se ne parla da decenni ma nessuno ne ha mai ammesso ufficialmente l'esistenza. Eppure il Lodo Moro - quel patto segreto che sarebbe stato stipulato nella prima metà degli anni Settanta tra i nostri 007 e i fedayyin palestinesi per evitare attentati in Italia - riemerge costantemente nei discorsi legati ai tanti misteri della storia italiana.
La grande novità è che il Lodo Moro ora viene tirato in ballo anche per un argomento di forte attualità: il terrorismo dell'Isis e il rischio che il 'califfato' colpisca l'Italia. E ad assicurare che quel patto sia esistito veramente è uno dei più autorevoli rappresentanti delle nostre istituzioni, oggi capo della polizia e in passato direttore del Sisde e dell'Aisi (l'intelligence interna), Franco Gabrielli.
Intervistato da Quotidiano Nazionale sul perché il nostro Paese non sia stato ancora toccato direttamente dal terrorismo islamico, il prefetto ha risposto seccamente: è impensabile dialogare con questa generazione di terroristi.
Dunque, il patto con i fedayyin ci fu per davvero. Ma l'ipotesi di un Lodo Moro bis - avanzata recentemente da Lucia Annunziata - sarebbe improponibile ai nostri giorni, precisa Gabrielli.
Come e perché nasce il Lodo Moro
Voluto dal governo Rumor, in cui Aldo Moro ricopriva la carica di ministro degli Esteri, si ritiene che il Lodo sia stato concluso tra il '73 e il '74 con i gruppi affiliati all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, tra cui l'Fplp - il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina - di George Habbash, frangia estremista sostenuta dall'Urss e responsabile della raffica di attentati e dirottamenti che sconvolse l'Europa dal '68 in poi. 'Garante' del patto sarebbe stato il colonnello Stefano Giovannone, capocentro del Sid (Servizio Informazioni Difesa ) a Beirut nonché uomo di fiducia di Moro.
I protagonisti
Aldo Moro, premier democristiano, ucciso dalle Br il 9 maggio 1978
Francesco Cossiga, premier democristiano e presidente della Repubblica
George Habbash, capo dell'Fplp, la frangia più estremista della galassia palestinese
Stefano Giovannone, capo dei servizi segreti in Libano
Abu Anzeh Saleh, rappresentante dell'Fplp a Bologna
Carlos lo Sciacallo, terrorista venezuelano e marxista-leninista, vicino ai palestinesi
Francesco Cossiga svela il patto con i palestinesi
Nel periodo successivo al rapimento di Giuliana Sgrena in Iraq e all'omicidio dello 007 Nicola Calipari, è il presidente emerito Francesco Cossiga a denunciare per primo l'esistenza del patto in una lettera inviata al parlamentare Enzo Fragalà, allora componente della Commissione parlamentare d'inchiesta Mitrokhin. In seguito Cossiga nei suoi ultimi libri scrive che un Lodo esiste ancora e riguarda questa volta i gruppi del fondamentalismo islamico.
Il Lodo Moro è stato anche collegato da Cossiga alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 per cui sono stati condannati in via definitiva tre terroristi dei Nar, Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Un collegamento alternativo alla verità giudiziaria e sviluppato - fra gli altri - anche dal giudice Rosario Priore e dall'avvocato e ricercatore Valerio Cutonilli nel recente volume 'I segreti di Bologna'.
Il caso dei missili di Ortona
La chiave del più grave attentato della storia italiana (a Bologna rimasero uccise 85 persone), affermano i due autori, è proprio da collegarsi alla violazione del Lodo Moro avvenuta con l'arresto a Ortona, di tre autonomi che trasportavano missili Strela nel novembre '79. L'indagine conduce dritta a Bologna, dove finisce in manette Abu Anzeh Saleh, rappresentante in Italia dell'Fplp. I fedayyin protestano (lo faranno addirittura con una lettera letta nel corso del processo) per la violazione del patto ma l'esecutivo guidato dall'allora premier Cossiga rimane fermo, malgrado le minacce di una ritorsione.
Gli anni '80 e la fine dell'amicizia con i palestinesi
Del resto, i tempi sono cambiati. Moro è stato ucciso dalle Br. E il governo presieduto da Cossiga segna in qualche modo la fine del periodo della solidarietà nazionale, il governo della Democrazia cristiana con l'appoggio esterno dei comunisti. Dopo la condanna di Saleh ad opera del tribunale di Chieti, i fedayyin decidono di punire l'Italia. E secondo i due autori incaricano il superterrorista Carlos lo Sciacallo di compiere la rappresaglia. Cutonilli e Priore avanzano il sospetto, tuttavia, che la bomba sia esplosa per errore a Bologna che era punto di partenza o di trasito, ma non l'obiettivo di chi trasportava la valigia con detonatore ed esplosivo.
L'inchiesta a Bologna sulla pista palestinese
Proprio sulla cosiddetta pista palestinese (e cioè sulla strage come rappresaglia dell'Fplp per la violazione del Lodo Moro), nel 2005 a Bologna è stata riaperta un'inchiesta. Nel 2015 il pm Enrico Cieri ha chiesto e ottenuto l'archiviazione, sostenendo - tra l'altro - che non vi è prova che il Lodo sia realmente esistito.
@Stillicris