In Italia c'è un 'partito' in più, con la capacità potenziale - a cercare un termine di paragone - di superare la soglia di sbarramento del 3% imposta dalla nuova legge elettorale per accedere in Parlamento: è il partito della corruzione, potenzialmente stimato al 4%.
Come calcola l'Istat, a oltre un milione 700 mila cittadini (pari al 3,7% della popolazione fra i 18 e gli 80 anni) è stato offerto denaro, favori o regali per avere il loro voto alle elezioni amministrative, politiche o europee. Sono invece più del doppio (3 milioni 858 mila) gli italiani che dichiarano di conoscere personalmente qualcuno - parenti, amici, colleghi, vicini - a cui è stato offerto qualcosa in cambio del voto in qualche tornata elettorale. Il picco più alto si registra in Puglia dove quasi un cittadino su quattro (23,7%) conosce qualcuno a cui è stato proposto il voto di scambio.
Il confronto con la Germania
Quantificare il costo della corruzione è molto difficile e complicato, visto che l'entità del fenomeno e il suo costo non sono la stessa cosa. E allora ci si affida alle stime, come quelle - quasi un azzardo - di Lucio Picci, professore di economia all'Università di Bologna e uno dei maggiori studiosi del fenomeno corruttivo.
Picci parte da un dato: se in Italia ci fosse la stessa corruzione che c'è in Germania, dove è sicuramente inferiore, il reddito annuale degli italiani sarebbe più alto di quasi 10mila euro, vale a dire che il reddito pro capite italiano passerebbe (dati 2014) da 26.600 euro a 36.300 circa.
I dati di Eurobarometro
L'ultimo sondaggio di Eurobarometro sulla corruzione (2014) fornisce una fotografia nitida e dettagliata delle opinioni dei cittadini riguardo al fenomeno. Per il 97 per cento degli italiani il problema della corruzione è molto o abbastanza diffuso (media dell'UE è pari al 76). Il 74 per cento ritiene che la corruzione sia aumentata (molto o in una certa misura) negli ultimi tre anni, contro appena il 2 per cento che ritiene sia diminuita.
Inoltre, l'88 per cento degli italiani tangenti, conoscenze e raccomandazioni sono la via più facile per ottenere un certo servizio pubblico (media UE pari al 73 per cento), mentre il 75 per cento (contro il 56 per cento della media UE) ritiene che le connessioni con la politica siano la sola strada per avere successo negli affari - soltanto Cipro e Croazia hanno un valore superiore tra i Paesi UE.
Non sorprende quindi che in Italia esista un potenziale partito del voto di scambio che vale circa il 4%. Il voto di scambio è più frequente in caso di elezioni amministrative e raggiunge i picchi più alti al Sud e nelle Isole. "Davanti a questi numeri - commenta Libera - il fronte della politica, in particolar modo i partiti hanno rinunciato ad esercitare qualunque giudizio etico sui loro iscritti, rinviando ogni valutazione all'attesa dei verdetti penali. Tutto questo alimenta un clima di disillusa rassegnazione".
Il nuovo mood delle organizzazioni criminali
Sul fronte del legame mafia-corruzione, il numero di indagati per il delitto di corruzione attiva o passiva, aggravato dall'art. 7 DL 152/91 e quindi commessi al fine di agevolare un sodalizio mafioso, registrato nel periodo 2015/2016 in tutte le DDA italiane, è assai elevato, circa 200 casi.
Viene considerato interessante il dato che ad un numero di oltre 200 indagati per i suddetti reati di corruzione aggravata, corrisponda, sul piano nazionale, un numero di indagati, non di molto superiore (circa 260) per i delitti di turbativa d'asta.
La corruzione federale
Quella che affligge il Paese è una corruzione - dice Libera - "solidamente" regolata, sistematica e organizzata. Al punto tale che i ruoli non sono fissi, ovvero a seconda dei contesti la figura del garante del rispetto delle "regole del gioco" è ricoperta da attori differenti: una volta c'è l'alto dirigente, un'altra invece il faccendiere ben introdotto, oppure il "boss dell'ente pubblico" o l'imprenditore capace di intessere e gestire contatti trasversali. E c'è anche il boss mafioso o il politico a capo di costose macchine clientelari che finiscono con il diventare macchine al servizio del crimine organizzato.
Una corruzione "che si trasforma in corruzione federale - dice Libera -: si ruba nella periferia del potere, dove è più facile siglare accordi sottobanco e dove sono concentrate le risorse e i centri di spesa". Don Luigi Ciotti, fondatore e tuttora l''anima di Libera, sottolinea che "a chi corrompe, cioè 'rompe' il Paese, vogliamo allora opporre l'Italia di chi costruisce, di chi salda le parole ai fatti, la speranza all'impegno, la conoscenza alla responsabilità".
Il gruppo Abele annuncia una campagna fondata su tre pilastri: l'attivazione il prossimo anno di Linea Libera, un numero verde per l'ascolto, l'orientamento e l'accompagnamento delle persone testimoni di fenomeni di corruzione; resistere al malaffare ed educarci all'integrità con la promozione di nuovi strumenti e nuovi linguaggi per studenti e insegnanti per spiegare i meccanismi della corruzione, anche con un Master interuniversitario, mettendo in rete le principali università italiane impegnate su questi temi e percorsi di formazione per l'etica della responsabilità rivolti agli ordini professionali; difendere il bene pubblico dalla corruzione attraverso la promozione e diffusione della conoscenza degli strumenti di cittadinanza monitorante necessari per la vigilanza diffusa da parte dei cittadini per prevenire e segnalare dinamiche di corruzione pubblica e privata.