Preoccupazione sì, ma nessuna paura "altrimenti saremmo già andati via da qui". E invece, "siamo rimasti a Wuhan, nonostante la vicinanza al mercato dal quale sembra essersi diffuso il Coronavirus". Lorenzo Mastrotto, vicentino, vive a Wuhan dal 2006 insieme alla moglie, cinese, e a due figli piccoli, e parlando al telefono con l'AGI lancia un messaggio contro una psicosi spesso alimentata dalle fake news sui social.
In Italia secondo dati Confcommercio si registra un calo significativo nei ristoranti cinesi con perdite di 2 milioni di euro al giorno mentre a Wuahn - racconta il 46enne, che lavora come responsabile vendite nel nord Asia per un'azienda meccanica veneta - "non possiamo uscire a cena con gli altri italiani che sono qui (più di 10), perché siamo in quarantena ormai dal 23 gennaio, ma il cibo non ci manca. La frutta e la verdura ci arrivano direttamente a casa dai contadini delle province vicine".
In pratica, prodotti a km 0 e nessun timore. E poi, la spesa al supermercato: "Andiamo una volta a settimana, a piedi perché dista appena 200 metri da casa nostra - racconta ancora - e indossiamo le mascherine. Ne abbiamo fatto scorta subito e per i bambini abbiamo preso quelle personalizzate così sono più giocose. Al supermercato portiamo un trolley per poter fare scorta per tutta la settimana".
Ma tutto sotto stretto controllo: "Ogni volta che entriamo al supermercato o in qualunque altro luogo, ci viene misurata la temperatura". Una sorta di 'grande fratello' che monitora costantemente la quarantena ed eventuali casi a rischio. "Noi ci siamo quasi da 15 giorni - prosegue - e stiamo tutti bene. Nel compound (la comunità abitativa con una decina di palazzi, ndr) nel quale viviamo, c'è stato un morto per il coronavirus perché siamo molto vicini a quel mercato, ma noi stiamo bene, abbiamo 2 bambini e ci sono anche i miei 2 suoceri, nessuno si è ammalato".
L'organizzazione è efficiente, assicura ancora all'AGI Lorenzo Mastrotto, dopo "le prime 3 settimane in cui forse il problema qui era stato sottostimato e non ci arrivava nessuna comunicazione. Ma adesso le misure adottate dal governo cinese ci fanno sentire abbastanza sicuri. Certo, sono estreme ma lo fanno per proteggerci". Misure che prevedono lo stop di voli, treni e mezzi pubblici: "Tutto fermo - racconta Lorenzo - ci si sposta solo per le emergenze con delle auto gratuite. Sono a disposizione, ad esempio, per il diabetico che deve fare la dialisi tutti i giorni o l'anziano che deve fare la spesa, o per chi ha una mobilità ridotta o ancora per i medici che vanno in ospedale. E tutti devono obbligatoriamente indossare la mascherina".
Tra le altre misure, l'obbligo per i bambini di non andare a scuola: "Mio figlio va in seconda elementare e si stanno organizzando per fare le lezioni online" spiega Lorenzo. E la chiusura degli uffici pubblici che, secondo le ultime comunicazioni, "dovrebbero riaprire il 14 febbraio". Uno step importante, se confermato, per un graduale ritorno alla normalità.
Come avete saputo del coronavirus? "L'abbiamo saputo a fine dicembre - risponde - ma dal passaparola, dai social. Io l'ho saputo da mia moglie... Non ricordo di aver ricevuto una comunicazione ufficiale". E sottolinea: "Per 3 settimane fondamentalmente non abbiamo avuto notizie, poi il 20 gennaio è esploso questo caso e in pochissimo tempo hanno organizzato tutto molto bene. Le autorità ci hanno detto di stare a casa, hanno fatto chiudere gli uffici e dal 23 gennaio è iniziata la quarantena. C'è stato un primo momento forse di sottostima del problema o di disorganizza, ma poi hanno costruito un ospedale che già funziona e il 10 febbraio dovrebbe nascerne un altro. La disorganizzazione iniziale - riconosce - ora la stanno pagando con i numeri che stanno aumentando".
Anche in Cina c'è un problema di fake news: "Qui sui social sono state diffuse moltissime notizie false: il virus sarebbe stato creato dal laboratorio? Non è vero. La mancanza di cibo? Non è vero. Addirittura gli aerei che spruzzerebbero il virus... tutto falso". O la foto di un uomo caduto per terra che è diventata 'virale', questa sì, sui social: "Notizie montate, quel signore era caduto per terra a causa di un infarto e non per il coronavirus. E come fate a sapere che sono fake news, di quali siti vi fidate? "Ci fidiamo delle informazioni che arrivano dai siti governativi - risponde - e seguiamo le loro indicazioni. Non hai alternative".
L'allarmismo allora è ingiustificato? Mastrotto si mostra abbastanza tranquillo in effetti anche se racconta che "alcuni connazionali sono andati in panico. Ma noi restiamo qui non perché siamo dei cretini. Molti, gli americani soprattutto, ci hanno marciato, il New York Times ha scritto di tutto, e invece - osserva - i numeri non fanno paura perché sono bassissimi: decine di migliaia di casi in Cina sono un numero bassissimo considerando che qui a Wuhan sono circa 11 milioni gli abitanti. E poi perché ho visto l'organizzazione che hanno messo in piedi".
E preoccupati, assicura, non sono neanche i genitori e il fratello che vivono a Vicenza: "Loro non sono preoccupati perché parlano con me, vedono i miei figli e sono tranquilli". In questi giorni di quarantena, qual è la giornata tipo della famiglia Mastrotto? "Ci alziamo più tardi del solito, siamo un po' poltroni - confessa - a quel punto saltiamo la colazione e facciamo un brunch. Poi io lavoro con i miei clienti - per fortuna posso lavorare da casa senza grossi problemi - mentre mia moglie dedica, tutte le mattine, 4-5 ore all'istruzione dei nostri figli. Poi chatto con gli italiani che stanno qui, c'è un grande scambio, eravamo tutti molto in ansia per il 17enne. E ora, nel pomeriggio parlo anche con i giornalisti, quasi un secondo lavoro - scherza - per raccontare come procede qui a Wuahn. Una volta alla settimana facciamo la spesa, ogni tanto un po' di tv.