Non rappresentano una novità ma piuttosto costituiscono un'ulteriore conferma di quanto sta emergendo dalle indagini penali le conclusioni contenute nella relazione dell'Anac sull'appalto Consip da 2,7 miliardi di euro bandito nella primavera del 2014 per la gestione dei servizi nella pubblica amministrazione. Il dossier firmato dal presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, di cui riferisce oggi il Corriere della Sera, è infatti già da diversi giorni all'attenzione dei magistrati della Procura di Roma che sulla vicenda Consip hanno sviluppato più filoni di indagine e che con l'Anac hanno un costante rapporto di collaborazione, con scambio di carte ed informazioni.
Le mani delle aziende su 18 lotti
Dossier le cui conclusioni (l'ipotesi di un cartello tra Cns, Manutencoop e Romeo Gestioni per la spartizione dei lotti con esclusione di Manital) non fanno che corroborare quello che è il convincimento dei pm di piazzale Clodio che agli atti hanno già acquisito elementi probatori più che sufficienti per sospettare, come ha fatto l'Anac, che le aziende interessate a mettere le mani sui 18 lotti riconducibili alla gara d'appalto 'Facility Management 4' potrebbero essersi preventivamente messe d'accordo.
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Per questo un faro era già stato acceso dai magistrati sulla stessa azienda riconducibile all'imprenditore campano Alfredo Romeo (aggiudicataria di 3 lotti) e su tutte altre che volevano spartirsi la torta, 'in primis' Manutencoop e Cofely con quattro lotti a testa. A confermare il sospetto investigativo è stato anche l'esito di un recente interrogatorio reso da Marco Gasparri, ex dirigente Consip, le cui dichiarazioni avevano già messo nei guai proprio Romeo, in carcere per alcuni mesi e ora in attesa di essere processato per corruzione.
Gasparri ammette di aver ricevuto 100mila euro cash
Ebbene, Gasparri, che ha ammesso di aver ricevuto dall'imprenditore campano denaro 'cash' (100mila euro nell'arco di tre anni) dandogli in cambio consigli e suggerimenti sulle offerte da presentare per vincere le gare e che chiuderà questo capitolo giudiziario patteggiando 20 mesi di reclusione, ha illustrato agli inquirenti il meccanismo di assegnazione degli appalti in Consip, con relativa mappatura di uffici e dirigenti deputati a confezionare i bandi di gara, a ricevere le offerte delle imprese, a interloquire direttamente con i singoli imprenditori e a verificare i requisiti delle singole società.
L'appalto da 2,7 miliardi in mano a tre aziende
C'è Gasparri ma anche altri soggetti, sentiti come persone informate sui fatti, avrebbero fornito un sostanzioso contributo alle indagini. Quindi, che in Consip non tutto funzionasse all'insegna della trasparenza è circostanza nota ai pm di Roma che lo scorso aprile hanno rovesciato come un calzino la sede centrale acquisendo e sequestrando tutta la documentazione possibile, sia per ricostruire nel dettaglio come funzionava la spartizione dei vari lotti e sia per rileggere, sotto un'altra ottica, quanto già verificato dalla Procura di Napoli nel 2016.
1,6 miliardi per l'affidamento delle pulizie delle scuole
Ora resta da vedere se le anomalie procedurali e quelle criticità di tipo amministrativo rilevate dall'Anac a conclusione della sua ultima istruttoria si trasformeranno, o meno, in ulteriori ipotesi di reato. Tanto per restare in argomento, conclusa la pausa estiva, la Procura di Roma, attraverso i pm Mario Palazzi e Maria Letizia Golfieri, firmerà la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di diverse persone, tra dirigenti e responsabili legali di tre cooperative (Cns, Manutencoop Facility Management spa e Roma Multiservizi spa), accusate di turbativa d'asta per aver alterato gli esiti di una gara Consip bandita verso la fine del 2012, da oltre un miliardo e 600 milioni di euro, per l'affidamento del servizio di pulizie nelle scuole italiane. Anche questa vicenda era finita all'attenzione dell'Antitrust che aveva multato le tre società ritenendo che gli accordi stipulati tra loro avessero di fatto annullato il reciproco confronto concorrenziale nello svolgimento della gara, distribuita in tredici lotti.
Conclusione condivisa dalla stessa Procura (cui Anac aveva poi trasmesso il parere): anche per i pm, le aziende interessate a partecipare alla gara 'Scuole Bellè avevano creato un accordo di cartello, attraverso la condivisione di scelte e strategie finalizzate ad aggiudicarsi il numero più elevato di lotti appetibili.