Due casi di colera a Napoli. Lo comunica l'Azienda ospedaliera dei Colli. All'ospedale Cotugno, specializzato in malattie infettive, sono ricoverati un bambino di 2 anni, proveniente dall'ospedale pediatrico Santobono e la madre. Si tratta di due immigrati, rientrati di recente da un viaggio in Bangladesh, residenti a Sant'Arpino, nel Casertano. L'Asl competente è stata allertata e sono in corso le procedure previste dai protocolli. Sotto osservazione tutta la famiglia dei due pazienti che, spiega il commissario straordinario Antonio Giordano, sono in condizioni stazionarie. La situazione è definita sotto controllo.
La famiglia resterà in osservazione in ospedale fino a quando non emergerà con sicurezza la negatività al contagio. In ogni caso, la situazione è sotto controllo anche perché il colera è stato contratto con sicurezza durante il periodo di permanenza della donna e del bambino in Bangladesh, paese dove si erano recati in vacanza. La donna è in buone condizioni, mentre il piccolo, dopo un periodo in Rianimazione al Santobono, è ora stabile seppure in condizioni più critiche della madre. Dalla direzione del Cotugno sottolineano che il colera si trasmette esclusivamente per via oro-fecale, cioè con un contatto diretto con le feci della persona malata.
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Nessuna epidemia
"Non c'è epidemia. Ci sono due casi in cui abbiamo riscontrato sintomatologia da infezione da batterio del Vibrio Cholerae, e manderemo campioni all'Istituto superiore di sanità per conferma". Lo dice all'Agi Carlo Tascini, direttore della prima divisione malattie infettive dell'ospedale Cotugno. "Dati i tempi dell'incubazione della malattia e della loro permanenza in un Paese a rischio e del rientro in Italia - spiega - non vi è dubbio che la malattia sia stata contratta all'estero. Abbiamo avviato tutti i protocolli previsti anche sui familiari".
Il direttore generale dell'Asl Napoli 1, Mario Forlenza, sottolinea che "gli organismi preposti dell'azienda (Dipartimento di Prevenzione, Unità Operativa Epidemiologia e le Unità Operative Prevenzione Colletiva Distretti Sanitari n. 27 e n. 28) hanno prontamente ottemperato a tutte le obbligazioni normative e ai protocolli sanitari e amministrativi per i casi in questione". Si è provveduto dunque ad avviare una indagine epidemiologica e a segnalare la obbligatorietà dei controlli aeroportuali nonché alla attivazione dei sistemi di flusso informativo con il ministero della Sanità. "La situazione sanitaria allo stato è sotto controllo sia dal punto di vista clinico che epidemiologico trattandosi di casi ad origine extra-nazionale al momento si è in attesa degli esiti degli accertamenti dell'istituto Superiore di Sanità".
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Come si manifesta il colera
Spiega il direttore scientifico Inmi Spallanzani, Giuseppe Ippolito: "La precoce identificazione dei 2 casi di Napoli evidenzia il ruolo rilevante dalla rete dei reparti di malattie infettive distribuiti capillarmente su tutto il territorio italiano che, attraverso una approccio sindromico, riescono a gestire efficacemente anche patologie inusuali come il colera virtualmente assente da anni sul territorio nazionale".
L'esperto ricorda che il colera è una malattia infettiva batterica causata dal vibrione del colera caratterizzata da vomito e numerose scariche di diarrea con feci acquose e profonda disidratazione. Può portare a morte neonati o anziani che non vengano prontamente reidratati per via orale e/o endovenosa. La presenza di colera in paesi poveri è direttamente associata a un generale stato di povertà e di degrado con carenza di acqua potabile e a inadeguate condizioni sanitarie.
Attualmente nella penisola arabica in Yemen è presente la più grande epidemia di colera al mondo favorita dalla completa assenza di sanità pubblica e dalla guerra civile in atto nel paese ignorata dai mass media italiani. Sono stati segnalati più di 1.100.000 casi e 2.300 morti negli ultimi 14 mesi. In Europa gli ultimi casi risalgono al 2015: uno in Germania e uno in Belgio. Durante l'allarme colera del 1973, l'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ricoverò 4 dei 9 casi di colera diagnosticati in Italia e gestì in regime di ricovero circa 3000 persone con diarrea con diversa causa infettiva.