Articolo aggiornato alle ore 14,00 del 30 gennaio 2018.
Seicentoquarantaquattro chili di cocaina nascosti tra i sacchi di caffè. È il più grande sequestro di droga messo a segno negli ultimi dieci anni dalla Guardia di finanza di Livorno e dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nel porto labronico. la droga, suddivisa in 582 panetti distribuiti tra 23 borsoni, viaggiava all’interno di uno delle migliaia di container imbarcati su una nave battente bandiera portoghese e proveniente dallo scalo spagnolo di Algeciras. Valore della cocaina: almeno 130 milioni di euro.
Ancora prima che la motonave giungesse in prossimità di Livorno, ipotizzando l'utilizzo del metodo di occultamento "Rip-Off" - caratterizzato dalla presenza di stupefacenti nascosti in borsoni facilmente asportabili a una rapida apertura del contenitore - il Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza di Livorno ha effettuato "l'ombreggiatura" dell'imbarcazione per prevenire e intercettare eventuali tentativi di trasbordo in mare della droga. Subito dopo l'attracco in porto, i finanzieri sono saliti a bordo per ispezionare tutti i contenitori sospetti, individuando rapidamente quello che conteneva la cocaina.
Il container è risultato spedito da una società produttrice di caffè honduregna e imbarcato su una motonave a Puerto Cortes (Honduras) per poi essere trasbordato su un'altra nave nel porto di Moin (Costa Rica), destinazione Barcellona, da dove avrebbe poi dovuto essere prelevato per la consegna a un'azienda di Madrid. Ma qui non è mai arrivato. All'interno di uno dei borsoni contrassegnato con vernice rossa, sono stati rinvenuti i "cloni", perfettamente riprodotti, dei due sigilli apposti alla porta del container che, verosimilmente, sarebbero stati applicati sulle chiusure del contenitore dopo l'estrazione della droga. Il maxi sequestro si aggiunge a quelli effettuati, sempre nel porto di Livorno per complessivi 308 chili nel 2018 e per oltre 253 chili nel 2016.
L'operazione è stata coordinata dalle procure di Livorno e di Firenze - competente come Direzione distrettuale antimafia - ed è stata il frutto delle indagini condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle. Accanto alle quotidiane analisi delle fiamme gialle e dei funzionari del Servizio antifrode doganale dell'Agenzia delle Dogane sulle spedizioni ritenute a rischio, determinante in questo caso si è rivelata una segnalazione della Direzione centrale dei Servizi antidroga e del II Reparto del Comando generale della Guardia di finanza.