“Non sarà Roma a dirci quello che dobbiamo fare in Germania” come ebbe a dire il Presidente della Conferenza episcopale tra un Sinodo e l’altro sulla famiglia. La questione amazzonica, il celibato sacerdotale e la rivolta dei vescovi tedeschi sono i temi dello scontro del prossimo Sinodo della Chiesa cattolica. Lo scontro si preannuncia piuttosto acceso.
“Il dilemma – osserva il quotidiano diretto da Claudio Cerasa – è se si tratti della esplicita volontà di rompere, magari con uno scisma – evocato dal Pontefice e nei giorni scorsi dal cardinale Rainer Maria Woelki –, o piuttosto di alzare la posta per ottenere maggiore autonomia dottrinale, in linea con i propositi di Evangelii gaudium, il programma del pontificato di Francesco pubblicato nel novembre del 2013.
“La chiesa tedesca non vuole la rottura perché vuole essere parte della chiesa universale. I vescovi tedeschi rispettano il Pontefice, sanno che è molto conosciuto e considerato. Però vogliono sviluppare la chiesa cattolica secondo il loro pensiero. Vogliono quasi rifondare la chiesa cattolica”. Così riferisce, in un lungo colloquio con Il Foglio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede.
“La chiesa tedesca non vuole la rottura perché vuole essere parte della chiesa universale. I vescovi tedeschi rispettano il Pontefice, sanno che è molto conosciuto e considerato. Però vogliono sviluppare la chiesa cattolica secondo il loro pensiero. Vogliono quasi rifondare la chiesa cattolica”, continua il cardinale.
Gesù Cristo non è Giulio Cesare
Un atto di superbia? “Pensano che Cristo sia solo un uomo vissuto duemila anni fa, ritengono che non fosse un uomo moderno, sono convinti che non avesse nulla della loro dotta formazione. Nessun problema, dal loro punto di vista non si tratta di deprecare tale situazione, ci mancherebbe. Pensano però che sia necessario riempire queste lacune e mancanze, e - sempre seguendo il filo logico del pensiero che va per la maggiore in Germania - spetta a loro agire”. Un’ambizione che appare alta, chiosa Il Foglio.
E Muller sottolinea ancora: “Il cardinale Marx in un’omelia ha domandato retoricamente: ‘Se Cristo fosse qui oggi, direbbe ciò che disse duemila anni fa?’”. La questione è delicata, ma Muller sostiene che “Cristo non è una figura storica come Cesare. Gesù Cristo è il risorto presente, celebra la messa tramite il suo rappresentante ordinato sacerdote. È il soggetto della chiesa e la sua Parola rimane e vale in eterno. Cristo è la pienezza della rivelazione, per cui non vi sarà un’altra rivelazione. Siamo noi che dobbiamo cercare di conoscerla di più e meglio, ma non possiamo di certo cambiarla. Cristo è insuperabile e irreversibile e questo oggi non pare essere molto chiaro a certe latitudini”.
La chiesa non è l’Onu
Il prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede prende a esempio la riforma della curia romana, che dovrebbe trovare realizzazione tra non molto dopo sei anni di lavoro e un titolo provvisorio, Praedicate evangelium, per affermare che “la curia non è un apparato, un’azienda con tanti uffici. Tutti i collaboratori della curia, dal primo cardinale all’ultimo usciere, lavorano spiritualmente al servizio del ministero papale. Ho detto spiritualmente, perché è questo che serve, la spiritualità. San Paolo ha detto ‘Non conformatevi al mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio’. La chiesa non è l’Onu”.
E sul celibato, Muller incalza: “L’uomo ha il diritto di sposarsi, ma non può pretendere che una determinata donna lo sposi rivendicando un diritto specifico. Gesù ha eletto liberamente fra tutti i suoi discepoli dodici di essi, presentando così la sua autorità divina. Ha scelto quelli che ha voluto, è Dio che sceglie. Nessuno può entrare nel santuario senza essere chiamato. Ancora una volta prevale la mentalità secolarizzata: si pensa come gli uomini, non come Dio”, aggiunge per poi concludere: “La chiesa è di Gesù Cristo e deve predicare il Vangelo e dare la speranza per la vita eterna. Non può farsi protagonista di alcuna ideologia, che sia quella gender o il neopaganesimo ambientalista. É pericoloso se ciò accade”.
L’arrivo del Sinodo
Il compito della chiesa, chiosa Muller, “non è neppure quello di piantare alberi. Va bene come atto caritativo, ma non è con tale azione che ci si avvicina di più a Dio, purificando il cuore. Corriamo il rischio di strumentalizzare i sacramenti per promuovere un’ideologia”. E se fosse il Papa a raccomandare di piantare più alberi? “Il Papa ha la sua missione e c’è un magistero, ma non è che se dice che non gli piace il caffè dobbiamo bere tutti tè” risponde Muller. Così la Chiesa si avvia al Sinodo.