Dopo oltre due anni di assenza, fanno la loro ricomparsa sulle strade romane i cassonetti gialli degli abiti usati. I 1.800 contenitori erano stati rimossi dopo essere finiti tra le carte dell’inchiesta Mafia Capitale dalle quali era emerso – tra le altre cose - che anche la raccolta degli indumenti nascondeva legami con la criminalità.
E non solo a Roma, ma sul tutto il territorio nazionale fino ad alcuni Paesi dell’Ue. Ora di cassonetti ne sono stati riacquistati 1500 e per gestirli il Campidoglio ha effettuato due gare. "Dopo aver acquistato i nuovi cassonetti, ripristiniamo la legalità e il servizio attraverso due nuove gare.
Nella prima sono state individuate le imprese private che avranno il compito di svuotare i cassonetti. Con la seconda sono stati invece scelti i soggetti a cui sarà consegnato il materiale raccolto che pagheranno Ama per il materiale ricevuto", ha spiegato su Facebook il capogruppo del m5s in campidoglio, Paolo Ferrara.
Quanto costa e chi si occuperà dello smaltimento
I nuovi cassonetti e il servizio di raccolta sono stati affidati tramite gara d’appalto per un importo complessivo di 3 milioni e 431 mila euro. In particolare la fornitura dei cassonetti è costata 1 milione e 343 mila, mentre il servizio di raccolta per due anni costerà 2 milioni e 88mila euro. I cassonetti vengono forniti e installati dalla Profiltek di San Lazzaro di Savena (Bo). La raccolta e lo smaltimento, invece, sono stati vinti dalla Cooperativa Co. sa. di Roma, Cooperativa La Ginestra di Roma, Humana People to People di Pomezia e Vintage srl di San Severo (Fg). Cooperative e aziende piuttosto esperte nel settore. Una parte degli abiti viene sanificata e consegnata ad operatori commerciali, un’altra parte non riciclabile viene compattata in balle e poi smaltita secondo le norme.
Ama: “Gestione trasparente dopo Mafia Capitale”
Da Ama fanno sapere che il provvedimento si inserisce nel percorso di trasparenza e legalità intrapreso dal nuovo management dell’azienda ed è stato deciso in quanto “nell'ambito del processo per 'Mafia Capitale' è stata resa pubblica la 'Relazione sugli esiti dell'accesso presso Roma Capitale' del Prefetto di Roma, che contiene anche un capitolo riguardante questo servizio. All'interno del documento, si evidenziano condotte non corrette dei due consorzi nella gestione e nella partecipazione alla gara del 2008, nonché l'esistenza di gravi infiltrazioni mafiose che avrebbero interessato anche direttamente delle cooperative esecutrici del servizio".
Cosa era emerso dall’inchiesta
“Dai cassonetti gialli italiani finiscono in Tunisia e da lì sulle bancarelle dei mercati africani, attraverso un lucroso traffico gestito dalle mafie, soprattutto la camorra”, è così che l’Espresso riassumeva qualche tempo fa il giro criminale emerso da Mafia Capitale. “È così che i vestiti usati del nostro Paese e del Nord Europa gonfiavano invece il portafoglio della criminalità organizzata. “Buona parte delle donazioni di indumenti che i cittadini fanno per solidarietà finisce per alimentare un traffico dal quale camorristi e loro sodali traggono enormi profitti”. Calcolatrice alla mano, ogni anno se ne raccolgono 110 mila tonnellate, per un giro d’affari di 200 milioni di euro che dalla Campania hanno portato anche su Prato gli interessi della camorra. Un settore contaminato da estorsione e usura e dalla presenza dei clan Birra-Iacomino e Ascione, sopravvissuto quasi indenne ai contraccolpi delle varie inchieste giudiziarie che negli anni lo hanno coinvolto, fino a quella condotta dalla Dda di Firenze con Agenzia delle dogane e Corpo forestale.