L'indicazione per trovarla appare anche su TripAdvisor e in molte delle piattaforme web per turisti, ma di fatto apre di sicuro soltanto il 15 di febbraio e il 15 di aprile di ogni anno, rispettivamente anniversario della nascita e della morte del grande artista. La casa natale di Totò, nel cuore del rione Sanità a Napoli, rimane una meta di pellegrinaggio misconosciuta dalle istituzioni. Se l'appartamento in via Santa Maria Antesaecula conserva ancora le vestigia di quando mamma Anna e nonna Teresa si affacciavano dalla finestra, lo si deve a madre e figlio, la signora Canoro e Giuseppe De Chiara, che decisero di acquistarla all'asta giudiziaria mossi dal loro amore per il teatro e per il principe Antonio de Curtis.
E se qualche volta tra le sue mura ci sono stati avvenimenti pubblici, è anche merito di Francesco Ruotolo, esponente di Rifondazione Comunista, che è stato anche consigliere nei parlamentini locali e che tutt'ora per la Municipalità Stella-San Carlo-Arena ha le funzioni di consulente culturale. È nell'appartamento al primo piano che il Principe della risata ha mosso i suoi primi passi e ha cominciato a forgiare la sua arte imitando i passanti osservati dal balcone, guadagnandosi il nomignolo di 'o spione, ma tutto intorno è in stato di degrado e abbandono.
Dal balcone e dalle finestre oggi è possibile scorgere solo la lunghissima fila di cassonetti della spazzatura quasi sempre stracolmi e una sorta di discarica a cielo aperto di ingombranti mai ritirati. Una lapide ricorda che al civico 109 nacque uno dei più grandi geni del cinema e del teatro, ma si tratta di un falso storico. Totò è nato in una casa al civico 107, il palazzo accanto a quello della lapide, e quando aveva pochi mesi di vita si è trasferito nell'appartamento al primo piano che De Chiara e sua madre si sforzano di riportare alla sistemazione che ebbe fino a metà anni '20 del 900, quando Totò trovoò fortuna a Roma e volle con sé la sua famiglia.
Fino al 2001, quello che potrebbe essere a buon diritto un monumento nazionale, è stato occupato senza titolo da una coppia di anziani, che in cambio di una mancia lo lasciavano visitare a chiunque. Una parte di quegli 80 metri quadrati però era stata accorpata illecitamente a un altro appartamento. E se ora riggiole ottocentesche in cotto rosso sono accatastate in un angolo e le pareti sono semplicemente imbiancate in attesa di tintura, tutto questo è frutto di un pantano burocratico in cui sono affondati i proprietari.
Quando madre e figlio comprarono per 15.000 euro l'appartamento, dopo 11 battute d'aste andate a vuoto, si scatenarono le polemiche per il timore che volessero ridurre quel luogo della memoria in un bed and breakfast. Si arrivò al punto che la Soprintendenza mise un vincolo demo-etno-antropologico alla casa di Totò. De Chiara e la madre, avendo fondato l'Associazione Il principe dei sogni, intendevano piuttosto fare di quella casa un ritrovo culturale. Si trovarono invece a combattere sia con gli occupanti abusivi perché andassero via, sia poi con l'intero quartiere per riappropriarsi della camera con bagno e una porzione di corridoio che era stata inglobata da un altro appartamento. Una situazione della quale vennero a capo solo nel 2008, quando la riaprirono per 106 giorni, proiettando nell'appartamento ogni sera un film di Totò che cambiava ogni settimana.
Nel 2010 riuscivano a trovare i soldi per restaurare il portone di ingresso, poi quelli per comprare le riggiole e per dare un'intonacata. La sorte riservò loro poco dopo l'apertura di una fessurazione, conseguenza di un problema alle mura perimetrali del palazzo, circostanza che ha precipitato la situazione nel valzer delle riunioni di condominio e dei lavori da approvare e da fare. Così, un simbolo di Napoli esiste solo grazie allo sforzo di privati che amano il teatro, e un sito che potrebbe diventare un punto d'attrazione in un quartiere che si sta riscattando proprio grazie alla cultura, non riceve né aiuto né attenzione dalle istituzioni. "Vuol dire che per catalizzare l'attenzione pubblica convocherò un congresso di Rifondazione Comunista proprio in questa casa, con il permesso dei proprietari, come ho già fatto in passato", sorride Ruotolo.