La temperatura percepita non esiste. O almeno non esiste nei termini in cui viene comunemente intesa. A sfatare il mito è Paolo Sottocorona, uno dei meteorologi più noti al grande pubblico televisivo. Secondo Sottocorona esiste un parametro che va correttamente sotto il nome di “indice di calore” o “sensazione termica” e deriva dalla guerra del Vietnam quando si era notato come gli equipaggi pronti a partire su allarme e che attendevano all’interno degli aerei erano in qualche caso soggetti a malore per le temperature elevate. In qualche caso, ma non sempre.
In principio fu un algoritmo
Fu Robert G. Steadman a condurre alcuni studi studi sull'abbigliamento e la percezione del calore e a rilevare come proprio in presenza di umidità elevata i malori fossero più frequenti. Per questo Steadman elaborò un algoritmo, cioè un piccolo calcolo che teneva conto della temperatura e dell’umidità per segnalare se quella temperatura era “pericolosa” o meno. E pensò che il modo migliore fosse quello di indicare una temperatura “virtuale” che fosse più bassa di quella reale in caso di bassa umidità, per segnalare che si sopportava meglio, o più alta di quella reale, in caso di umidità elevata, per segnalare il maggior pericolo.
Ad esempio: ci sono 35 gradi, ma a causa dell’umidità elevata si soffre e si rischiano malessere o malori come sece ne fossero 38. Secondo Sottocorona questo è vero, e la si puà chiamare “temperatura percepita”. Però quei 38 gradi dell’esempio non esistono.
Un ragionamento che non sta in piedi
"Da nessuna parte, su nessuna pelle: perché inesattezza, leggerezza, approssimazione…e altro, hanno portato all’assunto che ci sono 35 gradi, ma a causa dell’umidità, la temperatura effettivamente percepita sulla pelle è di 38” scrive Sottocorona su Centro Meteo. O cose del genere. Questo non è vero, in nessuna maniera. Sulla pelle si sente la temperatura dell’aria, e basta. D’altronde quando si dice “è come se” significa che in realtà “non è”.
Così il corpo combatte il caldo e il freddo
- il flusso di sangue alla superficie
- i 'peli ritti'
- il sudore
- la frequenza respiratoria
- la produzione metabolica di calore.
Nelle calde ed umide giornate estive, la perdita di calore corporeo è assicurata sostanzialmente dall’evaporazione dell’acqua che affiora sull’epidermide per traspirazione. Ma l'evaporazione, ed il conseguente raffreddamento corporeo, sono notevolmente condizionati dal contenuto di umidità dell’aria. Tanto maggiore è il grado di umidità relativa presente, tanto maggiore è la difficoltà dell’organismo di eliminare il calore in eccesso, in quanto il meccanismo fisiologico di raffreddamento viene ostacolato. In questo caso la conseguenza è un aumento della temperatura corporea che a sua volta può causare malori dovuti al calore. E si ha la sensazione di “afa”.
Nelle fredde ed umide giornate invernali, invece, i capillari si restringono e limitano l'eccessiva diminuzione della temperatura corporea. In quel caso il memico pubblico numero uno è il vento che accresce l’evaporazione e quindi la 'fuga' del calore corporeo.
Misurare il caldo e il freddo e trasformarli in 'disagio'
La scala di Steadman non è l'unico tentativo di trasformare in qualcosa di 'raccontabile' il calore che l'uomo sente in diverse condizioni. Già nell’antica Grecia, sia Ippocrate che Aristotele, avevano intuito che il cima aveva una certa influenza sull’uomo e sul suo comportamento. Ma solo di recente, in seguito allo sviluppo di scienze quali la statistica, la fisica e la fisiologia, la biometeorologia umana usa indici per esprimere le condizioni soggettive di benessere o di disagio dell’uomo in relazione alla combinazione di temperatura, umidità, vento, eccetera.
- L'indice di Scharlau per il disagio climatico è un indice sperimentale valido in assenza di vento che correla temperatura ed umidità relativa per fare una stima le condizioni di disagio percepite da un uomo medio e sano
- L'indice di Thom e termoigrometrico (THI) misura il grado di disagiopercepito dall'organismo umano in situazioni di alta temperatura ed elevato grado di umidità.
- L'indice di Tensione Relativa (RSI) è adatto per descrivere le condizioni di stress dovute al calore e usa come modello di riferimento un uomo medio, seduto, vestito in abito completo da lavoro, in buone condizioni di salute, di 25 anni e non acclimatato al calore.
- L'indice di Calore o Heat Index (HI) è usato soprattutto negli Usa per stimare il disagio fisiologico causato dalla presenza di alte temperature ed elevati tassi di umidità.
- L'indice Summer Simmer Index (SSI) utilizza i risultati provenienti da modelli fisiologici e test umani effettuati su un periodo di oltre 75 anni dalla Società Americana di Ingegneria del Riscaldamento e Refrigerazione (ASHRAE) nell’Università del Kansas.
- Gli indici Humidex (H) e di Temperatura Equivalente (Teq) si usa in canada e descrive quanto caldo una persona percepisca combinando gli effetti della temperatura dell’aria con quelli dell’umidità relativa e si appunto sulla relazione tra la temperatura di bulbo secco dell’aria e la temperatura di punto di rugiada, che indica quanto sia umida l’aria
- L'indice Wind Chill (WC) è un indice di raffreddamento chesi calcola conoscendo i valori della temperatura dell'aria e dell'intensità del vento.