Solo una settimana fa il Washington Post ha pubblicato un articolo sulla 10millesima balla raccontata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump da quando siede alla Casa Bianca. Pare che la politica sia l’arte della bugia, un esperto, Robert Feldman, professore nel dipartimento di Psicologia e scienze del cervello presso l'Università del Massachusetts e autore di “The Liar in Your Life”, contattato da The Guardian, sostiene che le bugie in ambito politico, specie quando si tratta di un personaggio di rilievo, sono doppiamente pericolose.
“I presidenti - anche quelli che non ti piacciono - sono modelli di riferimento, e se vedi qualcuno di alto prestigio che mente costantemente e se la cava, come sembra, sta fornendo un modello di ciò che è accettabile”. Specie perché alla fine i politici trovano sempre un modo di farla franca, mandando un messaggio fuorviante al pubblico.
Ma mettendo un attimo da parte tutte le conseguenze politico/amministrative di una bugia, l’esempio portato dal professor Feldman riguarda un altro presidente alla quale qualche balla è certamente scappata un paio di volte: Bill Clinton. Secondo Feldman, in occasione dello scandalo Lewinsky, Clinton è riuscito a sdoganare pubblicamente la menzogna; uscire da quel ginepraio era impensabile, eppure all’ultima tornata elettorale la moglie gareggiava per la presidenza, il popolo americano si è praticamente diviso tra chi ha dimenticato e chi ha perdonato.
Ma noi non siamo molto diversi, sulle nostre bugie pesano solo conseguenze più innocue, ma siamo una razza fondamentalmente bugiarda. Non storcete il naso, è la scienza a dirlo, per la precisione il dott. Gordon Wright, docente di psicologia e condirettore dell'unità di psicologia forense presso la Goldsmiths University di Londra, che ci svela due cose: la prima è che riconoscere un bugiardo non è così facile come immaginiamo o come varie serie tv poliziesche ci hanno convinto che sia. Anzi, quando ci concentriamo per capire se chi ci parla ci sta mentendo ci azzecchiamo nel 54% dei casi, percentuale bassissima se si pensa che basterebbe lanciare una monetina per avere il 50% di possibilità di capire.
Sempre secondo il professor Wright, i test specializzati, i famosi “test della verità”, riescono ad ottenere un tasso di accuratezza che si aggira tra il 65% e il 70%, solo gli esperimenti di 'motion capture' su tutto il corpo raggiungono una cifra accettabile che si aggira sull’85% dei casi, ma anche questi hanno un limite: la percentuale potrebbe enormemente variare a seconda della situazione.
Per esempio: in una stazione di polizia, interrogati per un reato, magari grave, anche i risultati di un test del genere potrebbero essere falsati. Poi intervengono altre problematiche, che riguardano il fatto che di segnali che riconducono presumibilmente ad una bugia se n’è parlato così tanto che ormai anche i menzogneri più esperti non ci cascano più. Inutile quindi evitare di far roteare gli occhi in direzione del centro del cervello dedicato alla fantasia, all’inventiva, tanto ormai il trucco è stato svelato.
La teoria del professor Wright si basa sul fatto che i grandi bugiardi programmano con dovizia di particolari la loro balla, e l’unico modo per metterli in difficoltà è porre loro domande che non si aspettano. Più di un manuale, insomma, più utile la lezione su come raccontare una bugia per infiltrarsi nella banda de “Le Iene”, offerta da Quentin Tarantino nell’omonimo film.
The Guardian allora tenta un’altra strada per analizzare bene la questione, sentire cosa ha da dire a tal proposito chi alle volte, per mestiere, deve mentire: un giocatore di poker. Ha contattato Liv Boeree, che è anche un noto conduttore televisivo, che spiega “Nel poker, quando bluffi, stai bluffando con una brutta mano, il che significa che stai rischiando qualcosa. Quello che tendi a cercare sono segni di disagio e stress - cose come la frequenza cardiaca che sale, così puoi a volte guardare le pulsazioni nel loro collo. Ma è solo un'informazione utile se hai un'idea di quale sia il comportamento naturale di qualcuno quando è rilassato e non è probabile che menta: stai cercando il cambiamento nel comportamento non un comportamento specifico", quindi se proprio volete bluffare aspettate di trovarvi con sconosciuti che non vi conoscono, altrimenti ponderate uno stile di gioco più sicuro.
Ma nel poker in gioco ci sono solo soldi, la cosa si fa più complessa quando di mezzo c’è un posto di lavoro o, peggio, una condanna che potrebbe far finire dietro le sbarre l’inquisito per un bel pezzo. Quanto restiamo lucidi in quel caso? Chiaramente pochissimo, sia da un lato che dall’altro dell’aula di tribunale; la scorsa settimana uno scandalo ha colpito l’Inghilterra: Gavin Williamson, segretario alla difesa, è stato sollevato dal ruolo per aver trafugato informazioni del Consiglio di sicurezza nazionale.
Lui si dichiara innocente: “Mi rendo conto che il mio necrologio dirà che l'ho fatto - ha detto - ma giuro sulla vita dei miei figli che non l’ho fatto”. Gli esperti, analizzando la dichiarazione dicono che potrebbe anche dire la verità, ciò non fa altro che confermare che i limiti tra verità e menzogna sono sempre piuttosto sottili e anche la scienza è costretta ad alzare le braccia. Ciò creerà, lo capiamo, una frattura nel tessuto drammaturgico di molte serie tv che amiamo, siamo pronti ad archiviare “Lie To Me” come tre stagioni di balle assolute, tempo perso; ma potrebbe anche aiutarci quando siamo noi nei guai, sentendoci confortati ad essere bugiardi in un mondo di bugiardi.