A scoprirlo e dargli un nome sono stati i 'Sentinelli di Milano' un gruppo '"laico e antifascista" (come si definisce su Facebook) che per primo ha denunciato il macabro fotomontaggio di Laura Boldrini decapitata, accompagnato da un messaggio razzista. La Polizia postale lo ha individuato: è un artigiano 58enne di Torano Castello, in provincia di Cosenza, scrive il Corriere. L'abitazione dove vive con moglie e due figli è stata perquisita dagli agenti che lo hanno portato in Questura per identificarlo.
I poliziotti del Cnaipc (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) già nel pomeriggio di sabato avevano individuato le tracce informatiche del responsabile del post, pubblicato su un profilo Facebook caratterizzato da immagini violente, minacciose e con personaggi armati.
Secondo quanto scrive QN, gli uomini della Digos e della polizia postale di Cosenza hanno trovato in casa dell'uomo, che vive in campagna, materiale "utile alle indagini". Già da sabato era controllato dalla polizia di Cosenza dopo la segnalazione giunta da Roma anche se non appartiene a movimenti radicali o estremisti, scrive RaiNews, ma si "diletterebbe" a pubblicare sul suo profilo Facebook commenti e fotomontaggi per "denunciare" le cose che a suo giudizio non andrebbero bene in Italia.
Un 'vizio' di famiglia
Il fratello dell'uomo, racconta il Quotidiano del Sud è commerciante che in Calabria ha dato vita in passato a varie iniziative di protesta, soprattutto contro le tasse (in occasione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Università della Calabria, protestò presentandosi con solo i boxer addosso), e ora prende le difese del fratello con un video postato sulla sua pagina Facebook in cui afferma che la foto è stata solo condivisa da Gianfranco. "Non siamo né di destra né di sinistra" dice "ma per una giustizia giusta. Mio fratello ha tanta rabbia in corpo contro illegalità perché è illegale stare da clandestini. Stanno strumentalizzando il momento politico. I fatti li ha fatti Luca Traini con un atto criminale. Mio fratello esternava solo rabbia contro la clandestinità. Periodicamente fa visita ai centri di accoglienza dove ha tanti amici".