"È stata sicuramente una cosa importante perché è la prima volta che si fa una cosa del genere su un tessuto solido, non sul sangue". A parlare è Michele de Luca, direttore del centro di Medicina rigenerativa "Stefano Ferrari" dell'Università di Modena e Reggio Emilia, all'indomani della diffusione della notizia che ha fatto il giro del mondo sulla seconda pelle di Hassan, il 'bimbo-farfallà affetto da una malattia genetica (epidermolisi bollosa) che distrugge l'epidermide, a cui è stato trapiantato l'80% della pelle, partendo dalle staminali. Hassan, 9 anni, rifugiato dalla Siria in Germania, oggi sta bene e può giocare a pallone grazie a un lembo della sua pelle, a cui è stato riparato il Dna, coltivata e fatta crescere.
"La terapia genica sul sangue con le cellule staminali ematopoietiche - spiega De Luca - è un'altra realtà che peraltro è sviluppata in questo Paese, ma cambiare tutta la pelle a un bambino con una malattia così grave e vedere che funziona, vedere che era in fin di vita e che adesso ha una vita normale, è chiaro che è una cosa che in un ricercatore lascia sicuramente il segno, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano".
Il bambino è stato seguito per due anni dall'equipe di De Luca dell'Università di Modena: nell'agosto 2015 venne ricoverato a Bochum (Germania) senza speranze. "Abbiamo aspettato un follow up molto lungo, questo bambino ormai ha due anni di follow up, abbiamo iniziato questo trattamento con i colleghi tedeschi - ricorda De Luca ripercorrendo la vicenda - a settembre 2015, ci sono stati due grossi interventi chirurgici, uno in ottobre e uno in novembre, poi il bambino è stato dimesso dall'ospedale nel febbraio-marzo 2016: lo abbiamo seguito, abbiamo visto la stabilizzazione della pelle, abbiamo fatto tutti i test e gli esami che vanno fatti in questi casi. Quando siamo stati sicuri che la pelle fosse realmente, e stabilmente funzionale, e rigenerata, abbiamo terminato il lavoro".
Oggi la vicenda ha dunque avuto un lieto fine. "Speriamo proprio di sì - spiega ancora De Luca - speriamo che la stabilità di questa nuova pelle che lui ha si mantenga nel tempo: abbiamo tutte le evidenze perchè questo succeda. Il nostro - continua il medico - non è un tentativo che nasce dal nulla. Abbiamo tentato per molti anni in collaborazione con molte istituzioni italiane ma anche straniere le grandi ustioni, quindi abbiano esperienza sulla cultura della pelle, sui trapianti sulla epidermide coltivata; avevamo già fatto sperimentazioni su alcuni pazienti, anche se in situazioni limitate: tutti i dati ci dicono che avendo trapiantato le cellule staminali dovrebbe essere una situazione di stabilità". Per il futuro, al di là del caso eccezionale che ha visto protagonista il piccolo Hassan, il team di ricercatori modenesi porterà avanti il proprio lavoro. "Continuiamo con le nostre ricerche, con le nostre normali sperimentazioni cliniche, di fase 1 e fase 2 sempre di questa patologia, con la terapia genica - conclude De Luca - cercando anche di aggredire le altre forme di epidermolisi bollosa, non soltanto questa, non soltanto quella istituzionale ma anche quella distrofica. E faremo le sperimentazioni per vedere come funziona".