È stata l'abitudine a passeggiare a tradire Cesare Battisti. Camminava molto quando viveva in Brasile, ha continuato a farlo anche in Bolivia dove si era rifugiato dopo essere fuggito una volta capito che per lui la protezione in terra brasiliana era praticamente sfumata. A rivelarlo sono i due poliziotti italiani che lo hanno individuato in strada e che poi lo hanno materialmente preso in consegna dopo che la polizia boliviana lo aveva fermato, apparentemente per un normale controllo ma ormai con la certezza fornita dagli stessi nostri agenti che si trattava del superlatitante. I protagonisti della cattura sono il primo dirigente di polizia Emilio Russo, in forza allo Scip, il servizio di cooperazione internazionale delle polizie, e il vice questore Giuseppe Codispoti, in forza all'antiterrorismo interno. Il loro racconto, davanti a telecamere dei tg e ai taccuini dei giornalisti, in una saletta del Polo Tuscolano dell'anticrimine. Proprio il fatto che Battisti amasse passeggiare ha consentito agli agenti italiani che erano in Bolivia dal 5 gennaio, dopo un periodo investigativo nel dicembre scorso in Brasile, di poter tenere d'occhio una persona le cui caratteristiche fisiche rimandavano al ricercato. Le indagini condotte nella maniera più tradizionale di investigazione, cioè mostrando la foto del latitante porta a porta in alberghi, locali pubblici e anche abitazioni prossime all'area dove si riteneva che Battisti, 'tracciato' a dicembre attraverso un telefonino che aveva in uso, fosse nascosto, ha permesso di restringere il raggio degli investigatori in due quartieri di Santa Cruz de la Sierra, città di quasi 3 milioni di abitanti, i quartieri di Santa Rosita e Urbanì nel terzo anello della città, due quartieri apparentemente residenziali per la presenza di case anche di pregio ma anche, come spesso si vede in America Latina o America Centrale, con case fatiscenti intorno.