Lanciarsi nel vuoto dal Becco dell'Aquila tra montagne del Trentino meridionale è il grande sogno per chi ama il brivido sapendo che sta praticando uno sport "estremamente pericoloso". Ogni lancio potrebbe essere l'ultimo, quello fatale. Lo è stato questa mattina, nella giornata di Pasqua, per un base jumper della Norvegia di 47 anni che, salito all'alba sul monte Brento, si è lanciato con la sua tuta alare e si e' schiantato nel greto del fiume Sarca nella zona del Gaggiolo.
Per il jumper scandinavo una morte tremenda pare causata dalla mancata apertura della vela. Una morte simile a quella di tanti altri "angeli volanti" che si lanciano dalle montagne ma anche da scogliere, ponti ed edifici. Nell'agosto del 2016 in Svizzera perse la vita l'italiano Uli Emanuele, uno dei più noti a livello mondiale che con la tuta alare sfidava roccia e montagna.
Esiste una "Fatality List" ma è aggiornata fino al 2017. Dei 330 morti stimati dal 1981, una ventina sono anche italiani. Gli esperti sostengono che i decessi ad oggi, in quasi 40 anni, hanno superato quota 400.
Nella valle del Sarca tra Pietramurata e Dro ai piedi delle pareti verticali (Pareti Zebrate) che scendono a picco dal monte Brento, la località pià famosa in Italia per i jumper, esiste una scuola dedicata al base jumping.
Quanto accaduto questa mattina attorno alle ore 7 è stato un incidente che sul Brento si è ripetuto più volte. Appena ricevuta la notizia di soccorso, il coordinatore dell'area operativa Trentino Meridionale del Soccorso Alpino ha inviato sul posto una squadra di terra, l'elicottero ed i vigili del fuoco della zona. Successivamente alla constatazione del decesso da parte del medico e gli accertamenti dei carabinieri, il corpo del base jumper è stato portato alla camera mortuaria.