“Atac deve essere dichiarata insolvente”. E’ quello che c’è scritto nell’istanza di fallimento depositata ieri (giovedì 31 agosto) al Tribunale di Roma da uno dei tre grandi fornitori di carburante della municipalizzata capitolina, un gigante da 12mila dipendenti con un debito che sfiora 1,4 miliardi di euro. Lo riporta oggi il Messaggero in edicola. Una ditta che da sola vanterebbe "un credito a sei zeri nei confonti della partecipata del Campidoglio", che sul giornale si sofferma sui numeri e i particolari del crack paventato di Atac.
30 giorni per decidere se Atac fallirà
Si concretizza quindi sull’azienda pubblica del trasporto romano la possibilità della bancarotta. Il giudice avrà 30 giorni per decidere se accogliere o meno la richiesta dell’impresa creditrice, scrive il Messaggero. Il rischio per l’azienda c’è, secondo il quotidiano. E arriva il giorno prima di un consiglio di amministrazione che dovrebbe formalizzare la procedura per il concordato in bianco, ovvero un piano di risanamento da attuare sotto la marcatura ‘stretta’ del tribunale fallimentare.
Si è dimesso il direttore operativo
Un’altra tegola sull’azienda invece arriva dalle dimissioni del direttore operativo Alberto Giraudi, il numero 2 della società, trenta giorni dopo l’addio tra le polemiche di Bruno Rota e il siluramento dell’ex amministratore unico Manuel Fantasia. Il ricschio è l'effetto domino, scrive il quotidiano nelle pagine interne della cronaca di Roma. Il manager torinese, classe 1969, era arrivato all'Atac dopo aver vinto un concorso e promosso dalla ex governance a 5 stelle. "Ennesimo terremoto nell'azienda?" si chiede il Messaggero. Ma la risposta dei 5 stelle è che è solo un modo per accelerare il cambiamento in atto.