Sarà testato sull’Ardeatina, una delle strade più antiche di Roma, il primo asfalto a base di grafene. L’asfalto del futuro, l’asfalto che potrebbe rendere enormemente più sicure le strade di tutto il mondo. E per l’importanza che rivestirà potrebbe rappresentare in futuro un’eccellenza del Made in Italy, perché è un prodotto totalmente nostro. Il brevetto internazionale infatti è stato depositato dalla Iterchimica di Suisio, in provincia di Bergamo.
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Ma quali sarebbero le novità introdotte da questo ingrediente magico, il grafene? Prima di tutto la durata, un asfalto normale necessita di manodopera circa ogni sette anni, quello creato con il grafene può tranquillamente durare il doppio; poi la resistenza, elemento che specie in una città come Roma che sta tristemente diventando famosa per le sue buche (situazione ai limiti dell’extraterrestre per chiunque sia nato un metro più in là dei nostri confini), risulterà dote risolutiva di fondamentale importanza, e l’asfalto in grafene è il 250% più resistente ai carichi e agli sbalzi di temperatura (cosa che avrebbe già convinto anche l’aeroporto di Doha ad utilizzarlo per le sue piste di atterraggio, dovendo far fronte al caldo record degli Emirati Arabi), una percentuale decisamente convincente.
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Un elemento magico questo grafene, duecento volte più resistente dell’acciaio ma anche molto più flessibile, elastico quindi, ma allo stesso tempo imbattibile nella conduzione di calore ed energia. Il materiale più sottile mai creato dall’uomo, circa un milione di volte più sottile di un capello umano.
Anche per questo, come scriveva Wired già un anno fa, “nella city di Londra si dice del grafene che vada dappertutto, eccetto uscire dai laboratori. In Italia, al contrario, il supermateriale ha già trovato numerose applicazioni commerciali nei progetti di Directa Plus, società di Como quotata alla Borsa di Londra. E proprio con Directa Plus ha lavorato Iterchimica per realizzare il suo asfalto potenziato. Il gruppo comasco, d’altronde, non lavora solo il grafene, ma lo produce direttamente. A giugno ha firmato un accordo con l’Istituto italiano di tecnologia per sviluppare insieme un progetto di depurazione delle acque contaminate dal petrolio con una sorta di spugna realizzata nel supermateriale”.
Dopo i test di laboratorio superati a gonfie vele, il grafene dunque è pronto per il test su strada; Roma, e in particolare l’Ardeatina, precisamente tra il km 15 e 800 e il 16 e 800 in direzione Sud della provinciale, diventeranno un laboratorio a cielo aperto; circa un km per dimostrare le doti eccezionali del materiale magico contro i mezzi leggeri e pesanti che ogni giorno mortificano le strade della capitale. L’asfalto in grafene esce dalla Iterchimica, presieduta da Vito Gamberale (già a capo di Telecom Italia Mobile, amministratore delegato di Autostrade, e padre della scrittrice Chiara) ma fondata dalla famiglia Giannatasio nel 1967, con il nome di “Ecopave”; come scrive il Corriere della Sera: “I dati, dalla posa fino ai prossimi tre anni di usura, saranno monitorati con cadenza trimestrale dal professor Nicola Fiore, responsabile del laboratorio materiali stradali e docente di Tecnica e sicurezza dei cantieri della Sapienza”.