Si rischiara anche il fronte giudiziario dopo i segnali confortanti arrivati dall'incontro tra le parti a Palazzo Chigi sul futuro dell'ex Ilva. Il Tribunale di Milano rinvia al 20 dicembre la causa civile nata dal ricorso d'urgenza presentato dai commissari straordinari per scongiurare la fuga di ArcelorMittal, "in funzione - scrive il presidente Roberto Bichi in una nota - della trattativa da svolgersi sulla base delle intese e degli accordi assunti". Significa che, almeno fino a quella data, parola dell'ad Lucia Morselli al giudice civile, si continuerà a cercare un accordo e "saranno garantiti il normale funzionamento degli impianti e la continuità produttiva".
Entrata in aula con occhiali scuri, bavero alzato e cappello calcato sul viso, la manager ha sottolineato che l'azienda, pur non essendo obbligata, ha accolto l'invito dei giudici a non spegnere gli altiforni e ha formalizzato l'accettazione alla disponibilità al dialogo manifestata dal premier Giuseppe Conte.
E ora che succede?
Ora sono tre gli scenari possibili: il primo prevede che, al ritorno in aula pochi giorni prima di Natale, le parti si rendano conto che ci vuole altro tempo per negoziare e chiedano un nuovo rinvio; il secondo è che si trovi un accordo e, in questo caso, si estinguerebbero sia la causa originata dal ricorso d'urgenza sia quella, la cui prima udienza è prevista a maggio, incardinata su iniziativa di ArcelorMittal che aveva chiesto di recedere dal contratto di affitto; il terzo scenario, allo stato il meno probabile, è che la trattativa naufraghi definitivamente e si arrivi a una decisione del giudice Claudio Marangoni in tempi celeri.
"Quando le udienze sono così brevi vuol dire che il clima è positivo", commenta l'avvocato Giorgio De Nova, legale dei commissari, sintetizzando l'ottimismo che si respira. "Ci sono le basi per una trattativa che possa arrivare a un accordo", conferma dal versante della multinazionale l'avvocato Ferdinando Emanuele.
Presenti in aula i tre commissari Alessandro Danovi, Francesco Ardito e Antonio Lupo, oltre ai rappresentanti della Regione Puglia, del Comune di Taranto e del Codacons, tutti costituitisi nella causa nei giorni scorsi. C'erano anche il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, la cui indagine, dopo un inizio a spron battuto con perquisizioni e ipotesi di reato, ha segnato una visibile battuta d'arresto in attesa degli sviluppi.