L'offerta, tutto sommato, era piuttosto modesta. Un tirocinio di sei mesi con la possibilità di proroghe da 20 ore a settimana con una remunerazione di 400 euro. In giro, forse, c'è di peggio, ma anche di meglio. Un'offerta già poco allettante e che per giunta non è nemmeno per tutti. Anzi, a ben leggere, solo per qualcuno, perché l'annuncio pubblicato dal mandatario Siae di Stradella (Pavia) sul portale istituzionale Garanzia Giovani del Ministero del Lavoro recitava in modo esplicito che era limitata a belle ragazze. Un avviso di chiaro stampo sessista, insomma, che non è sfuggito alla penna di Massimo Gramellini, dopo la segnalazione del giuslavorista Michele Tiraboschi. E che ha innescato la polemica
Come sono andate le cose
Tutto è cominciato con l'annuncio pubblicato su Garanzia Giovani, un progetto finanziato con fondi europei. "Cercasi impiegata di bella presenza per tirocinio, durata 6 mesi più proroghe, part time 20 ore settimanale, retribuzione 400 euro mensili", recitava. Non è rimasto a lungo sulla bacheca perché non appena è scoppiato il caso sulla prima pagina del Corriere, la Siae si è affrettata a correre ai ripari.
E' stato lo stesso direttore generale, Gaetano Blandini, ad anticipare all'AGI la decisione di revocare il mandato. "Lo dobbiamo agli 82mila nostri associati e più ancora, anzi prim'ancora, lo dobbiamo all'intero Paese perché queste cose è intollerabile che accadano".
Come può essere successo?
I mandatari hanno un rapporto esclusivo con l'ente che protegge il diritto d'autore in Italia, possono ovviamente avere impiegati alle loro dipendenze, ma il riferimento sono sempre i regolamenti Siae. Blandini però ci tiene a sottolineare che in questa vicenda la responsabilità "e' anche istituzionale, perché Garanzia Giovani è una struttura che opera con risorse pubbliche e ha quindi una responsabilità direi doppia. E mi auguro che anche il Ministero del Lavoro non si sottragga a quello che deve fare, questo tipo di annunci non devono trovare spazio, è una censura quello che muovo".
Non è solo una questione di stile
E la cosa potrebbe non chiudersi qua. Secondo il dg Siae "va verificato se in questa circostanza non vi siano anche illeciti, perché si parla di tirocinio, ma anche di ore di lavoro".
La questione di genere, assicura Blandini, è molto sentita in Siae. "Nel luglio 2012 abbiamo rinnovato il contratto di lavoro dei dipendenti e lì è stato inserito l'articolo 7 che insedia un Comitato che preveda la tutela delle donne, la prevenzione delle molestie sessuali" dice, "il codice di condotta elaborato + di alto livello. Noi abbiamo licenziato in tronco, senza pensarci un attimo, un dipendente che aveva piazzato un Gps nell'auto di una collega...".
Blandini sottolinea che "in Siae abbiamo quasi il 50% di dirigenti donne, il 45% dei dipendenti sono donne, il 30% dei mandatari sono donne. Ecco perché riteniamo questa vicenda gravemente lesiva dell'immagine della nostra società e lesiva della società civile. Noi le pari opportunità le rispettiamo, pretendiamo il rispetto da parte dei mandatari e di tutti coloro che operano con noi. E pretendiamo che ogni tipo di parità sia assicurato, totalmente. Ogni 4 anni gli 82mila 'creatori di cultura' che sono nella Siae eleggono un Consiglio di sorveglianza e poi ne deriva un Consiglio di gestione: noi dobbiamo rispetto a questi 82mila. Nessun dubbio, almeno da parte nostra, sulla decisione da prendere. Ma non dimentichiamo che in questa vicenda a mio avviso la responsabilità primaria sia del Ministero del Lavoro".