L'amianto in Italia c'è, è ancora tanto e si fatica a smaltirlo. E sono 370 mila le strutture in Italia dove è presente la fibra killer. Il dato è di Legambiente che ha diffuso i dati del dossier "Liberi dall'amianto"? in occasione della Giornata mondiale delle vittime, che si celebra oggi, 28 aprile.
A 26 anni dalla legge 257/92 che lo ha messo al bando, in Italia l'amianto è ancora molto diffuso e continua a minacciare salute e ambiente. Delle 370 mila strutture censite, 50.744 sono edifici pubblici, 214.469 edifici privati e 20.296 siti industriali.
Legambiente registra inoltre gravi ritardi su piani regionali amianto (PRA), attività di censimento e mappatura e bonifiche. Lo smaltimento poi, è il tallone d'Achille. Attuarlo è molto difficile.
Una prima indicazione per accelerare la voglia di risolvere il problema? Per l'associazione ambientalista, può essere il ripristino degli incentivi per fotovoltaico al posto di eternit sui tetti. A 26 anni dalla normativa, si diceva, oltre alla ancora consistente diffusione in molte strutture, gravano sulle spalle dei cittadini anche i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai piani regionali amianto (PRA) - che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge e che mancano ancora in alcune Regioni - ma anche alle attività di censimento e mappatura, alle bonifiche dei siti contaminati, che procedono a rilento, e alle campagne di informazione e sensibilizzazione.
Legambiente nel dossier "Liberi dall'amianto?" ha esaminato i dati raccolti sottoponendo le Regioni a un questionario (15 su 21): sul territorio nazionale sono 370 mila le strutture, dove è presente amianto, censite al 2018 dalle Regioni per un totale di quasi 58 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto.
Di queste 370mila strutture:
- 20.296 sono siti industriali (quasi il triplo rispetto all'indagine del 2015)
- 50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%)
- 214.469 sono edifici privati (+50% rispetto al 2015%)
- 65.593 le coperture in cemento amianto (+95% rispetto al 2015%)
- 18.945 altra tipologia di siti (dieci volte di quanto censito nel 2015).
Sono poi 66.087 i siti mappati dalle Regioni che hanno risposto al questionario (rispetto agli 88 mila dichiarati dal Ministero dell'Ambiente), per un totale di oltre 36,5 milioni di metri quadrati di coperture. Di questi 66.087, 1.195 sono quelli mappati ricadenti in I Classe (quella prioritaria in cui bisognerebbe intervenire con maggior urgenza), erano 360 nel 2015. Di questi 1.195, 804 sono solo in Piemonte.
Procedure di bonifica in forte ritardo
Legambiente sottolinea che davanti a questa situazione, le procedure di bonifica e rimozione dall'amianto nel nostro Paese sono ancora in forte ritardo: sono 6869 gli edifici pubblici e privati bonificati ad oggi su un totale, ancora sottostimato, di 265.213 (tra edifici pubblici e privati). Il piano regionale amianto, nel 2018 deve essere ancora approvato in due regioni, il Lazio e la Provincia Autonoma di Trento. 13 regioni su 15 hanno dichiarato invece di averlo approvato, alle quali si aggiungono Liguria, Umbria e Toscana che già nel 2015 avevano dato l'ok al PRA. Resta indefinita la situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto.
Le attività di censimento sono state completate da 6 Regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche - solo per edifici pubblici e imprese-, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta), mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la procedura di censimento del territorio. La mappatura dell'amianto è stata realizzata da 7 amministrazioni (Campania, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sardegna, Valle d'Aosta e Provincia Autonoma di Trento). E' ancora in corso in Basilicata, nella provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Non risulta fatto nel Lazio. Stando ai dati forniti nel 2015, la mappatura risulterebbe completata anche in Liguria, Lombardia, Molise Toscana e Umbria, mentre era in ancora in corso in Calabria (che invece quest'anno non ha risposto). Non risultano dati per l'Abruzzo. Inoltre sono solo 10 le regioni che hanno inviato al Ministero dell'ambiente le informazioni richieste annualmente sulla presenza di amianto.
Troppi pochi impianti per lo smaltimento
Il grande problema, si sottolineava, è rappresentato poi dallo smaltimento: non sono sufficienti gli impianti presenti e previsti sul territorio. Le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l'amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa): in Sardegna e Piemonte ce ne sono 4 (di cui uno per le sole attività legate al SIN di Casale Monferrato in Piemonte), 3 in Lombardia e 2 in Basilicata ed Emilia Romagna. 1 solo l'impianto esistente in Friuli Venezia Giulia, Puglia e nella Provincia Autonoma di Bolzano. Ad oggi gli impianti sono quasi pieni, le volumetrie residue comunicate con i questionari sono pari a 2,7 milioni di metri cubi (un terzo in meno rispetto ai 4,1 milioni di mc del 2015) e sarebbero a malapena sufficienti a smaltire i soli quantitativi già previsti, ad esempio, dal Piano Regionale della Regione Piemonte che stima in 2 milioni di metri cubi i quantitativi delle coperture in cemento amianto ancora da bonificare.
E non si vede la luce neanche per i nuovi impianti previsti dai vari piani regionali sui rifiuti: solo la Basilicata ha previsto 2 impianti da 100mila mc di materiale; Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Puglia non indicano un numero esatto di impianti previsti ma indicano la necessità di averne di nuovi nel proprio territorio. Legambiente ricorda che secondo i dati di Ispra, nel 2015 nel nostro Paese sono stati prodotti 369mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto (71% al Nord, 18,4 al Centro e 10,6 al Sud). Di questi, 227mila tonnellate sono stati smaltiti in discarica (sono prevalentemente "rifiuti da materiali di costruzione contenenti amianto" che rappresentano il 94,4% del totale dei materiali contenenti amianto smaltiti negli impianti), mentre 145mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono state esportate nelle miniere dismesse della Germania.
Oltre seimila morti l'anno
Sul fronte sanitario, il quadro complessivo che emerge è abbastanza preoccupante. L'associazione ricorda che stando agli ultimi dati diffusi dall'INAIL, in Italia sono 21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, di cui il 93% dei casi a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e oltre 6mila morti all'anno. A livello regionale i territori più colpiti sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).
"Dal dossier "Liberi dall'amianto?" - spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - emergono tre questioni prioritarie - bonifiche, smaltimento e leva economica - che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la pericolosa fibra. Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza tralasciare la diffusa pratica dell'abbandono incontrollato dei rifiuti. Non è più sostenibile l'esportazione all'estero dell'amianto rimosso nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare l'impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso".