Da dieci anni va a scuola senza ausili specifici per la sua cecità. Il calvario di una sedicenne di Vibo Valentia continua nonostante le sentenze a suo favore del Tar e del Consiglio di Stato. Una storia lunga, che mette in evidenza carenze e anche paradossi della nostra amministrazione pubblica. Come quando alla ragazzina vengono affiancati ben tre insegnanti di sostegno, e non uno come previsto dalla legge, ma tutti e tre privi di competenze nel sistema Braille. Il legale della famiglia riferisce che il 12 marzo scorso, il Consiglio di Stato ha emesso un provvedimento cautelare che ordina al Miur di "provvedere alla nomina di un insegnante di sostegno specializzato in Braille e di mantenere tale misura fino al termine del percorso scolastico superiore".
L'insegnante arriva pochi giorni fa. Peccato che la docente "non solo non ha nessuna formazione, neppure il tanto vantato polivalente, ma nessuna esperienza di insegnamento presso scuola pubbliche (per sua stessa ammissione)". La mamma dell'alunna di infuria e chiede la "disapplicazione" dell'insegnante dall'incarico.
"Mia figlia si sente umiliata e presa in giro - racconta all'Agi la signora - lei va a scuola con un entusiasmo incredibile, le piace studiare e imparare. Non ha bisogno di una baby-sitter ma di un supporto specifico a livello didattico. Un'insegnante che non ha le competenze non solo non è utile ma è di impedimento per tutta la classe e mi stupisco che la accettino gli altri docenti, che sanno benissimo di che cosa avrebbe bisogno mia figlia. Chiedo solo che venga applicata la legge. Non è possibile che il Consiglio di Stato si pronunci e un altro organo dello Stato ignori la sentenza sulla pelle di una ragazzina. Lo ritengo una mancanza di rispetto delle leggi". Oltre all'insegnante di sostegno con competenze in Braille, l'alunna, in base alla sentenza del Consiglio di Stato, ha diritto a un tiflologo con competenze sulle dinamiche relazionali e alla trascrizione dei libri, cose delle quali finora si è fatta carico la famiglia.
"Personalmente credo di poter affermare - sostiene l'avvocato Giovanna Fronte - considerata la decennale lotta condotta dalla famiglia che, senza ombra di dubbio, purtroppo chi ha bisogno di sostegno non è la minore o i minori disabili ma funzionari e dirigenti che coprono ruoli istituzionali e con i quali il cittadino deve giornalmente scontrarsi più che confrontarsi. La legge c'è - ribadisce l'avvocato - i Giudici hanno più volte riconosciuto il diritto ma la pubblica amministrazione si ostina a non applicarlo".