"Purtroppo la speranza di trovarli vivi è prossima allo zero. Probabilmente sono stati uccisi da una grande valanga. Da quella parete dove si trova lo sperone Mummery scendono valanghe che sono blocchi di ghiaccio. Nella zona alta il ghiaccio è vivo, spinge sui seracchi e quindi si staccano blocchi ghiacciati". È quanto afferma in un'intervista con l'AGI, Reinhold Messner, il 'Re degli Ottomila' in merito ai due alpinisti, l'italiano di Sezze, Daniele Nardi ed il britannico residente in Trentino, Tom Ballard, dispersi da domenica scorsa sul Nanga Parbat, montagna dell'Himalaya che nel mondo alpinistico è soprannominata la 'montagna assassina'.
"Non credo siano arrivati in cima alla fine dello sperone altrimenti, sapendo che tutto il mondo è in apprensione per loro, familiari in primis, si sarebbero fatti sentire in qualche modo", aggiunge l'alpinista altoatesino, oggi 74enne, passato alla storia della montagna per essere stato il primo a conquistare tutte le 14 vette sopra gli 8000 metri della Terra (1970-1986). "Può anche essere che le batterie si siano scaricate ma il periodo di assenza di comunicazioni sta diventando lungo. Ad aggravare la situazione il tempo non bello e gli elicotteri che non possono volare".
Messner ricorda quanto accaduto proprio sul Nanga Parbat nel 1970. "Quella via l'ho fatta anch'io ma in discesa, in disperazione, assieme a mio fratello Guenther, morto nella parte più bassa travolto da una valanga", ricorda Messner. "Sono tornato diverse volte in quella zona alla ricerca di mio fratello che poi è stato ritrovato nel luogo che avevo da sempre indicato. Quella via non è assolutamente consigliabile". "Molto simile alla situazione del Nanga Parbat, ovviamente con dimensioni diverse, è quella sull'Ortles (la montagna piu' alta dell'Alto Adige, ndr)", dice Messner. "Dalla parete nord si staccano blocchi di ghiaccio. Negli anni, soprattutto giovani attratti dall'elevata difficoltà, almeno 50 persone sono morte".