Prima della fine dell’anno i discount e i supermercati italiani che puntano ai prezzi bassi avranno un nuovo concorrente: il tedesco Aldi. E non è un nemico qualsiasi. Aldi è il “re dei discount”, colui che ha inventato il format “subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, in Germania, ed è stata una delle prime insegne a espandersi oltre i propri confini, già negli anni Settanta”, spiega in un articolo Linkiesta.
60 punti vendita, trema il Nord Italia
Dagli Stati Uniti alla Francia al Regno Unito si espansa ovunque, ma in Italia non era ancora mai arrivata. Lo farà a partire dalla fine del 2017, con una sfilza di aperture in tutto il Nord Italia. Partirà con almeno 50-60 punti vendita, per poi raggiungere presumibilmente quota cento. Tra le prime aperture, Castellanza (Varese), Cantù (Como), Conegliano (Treviso), Rovereto (Trento). C‘è però un punto fondamentale: “non saranno aperture qualunque perché dove arriva Aldi si sente eccome”. Nel Regno Unito, ad esempio, di recente le vendite di Aldi sono salite del 13%, quelle di Lidl del 16%, mentre i supermercati britannici per eccellenza, Tesco, Sainsbury, Waitrose e tutti gli altri le hanno viste salire tra l’1% e il 3%. Tra i motivi c’è una guerra di prezzi, ma anche una sempre maggiore attrattività verso una fascia di consumatori che prima non andava nei supermercati. Per questo a essere preoccupati, dal prossimo sbarco del gigante tedesco, non sono solo i discount.
Discount, una rete da oltre 5mila punti vendita
Ma quanti sono i discount in Italia? Oltre 5000, stando agli ultimi dati relativi allo scorso anno . Secondo Nielsen – l’osservatorio sui consumatori e sugli acquisti - a luglio 2016 i negozi discount erano 5.065, 165 in più rispetto a luglio 2015 e 700 in più rispetto al 2010. Il giro d’affari è arrivato a 13 miliardi con una peso del 16% delle vendite del largo consumo. La Puglia è la regione regina dei discount con una quota di mercato del 30%, seguita da Sardegna (26%), Sicilia (25,5%) e Basilicata (24%). In coda Valle d’Aosta (6%), Lombardia ed Emilia Romagna (11%).
Cos’è Aldi?
Acronimo di Albrecht-Discount, il primo negozio fu inaugurato nel 1946 ad Essen dai fratelli Karl e Theo Albrecht, che rilevarono l'attività fondata dalla madre nel 1913. Principale concorrente della Lidl, Aldi vanta un fatturato pari a 58 miliardi di dollari. In tutto il mondo i supermercati Aldi hanno tipicamente la stessa dimensione (800 – 1000 m2, una dimensione più piccola dei supermercati oggi prevalenti in Germania), lo stesso aspetto esteriore (un edificio basso con tetto a spioventi) e la stessa disposizione interna (così che il cliente trovi sempre facilmente i prodotti). Spesso i prodotti non sono collocati sugli scaffali ma lasciati sui pallet (pratica comune anche a Wal-Mart). Fin dagli anni ‘90 il colosso offre una discreta varietà di frutta e verdura, latticini e altri prodotti freschi, e recentemente anche biologici. E poi ci sono i prodotti non-food (elettrodomestici, PC, abiti e altro). Si tratta in genere di offerte temporanee in quantità limitate caratterizzate da prezzi molto aggressivi. La ricetta giusta per spaventare anche i negozi di telefonia ed elettrodomestici del nostro Paese.
“Aldi si può considerare il re dei discount – ha spiegato a Linkiesta Sandro Castaldo, professore ordinario di economia e gestione delle imprese all’Università Bocconi -. È un’azienda che funziona molto bene. Lavora su una gamma di prodotti “private label” molto estesa, non solo nell’alimentare. E soprattutto ha fatto “trading up” (strategia aziendale che mira all'estensione di una linea di prodotti verso una fascia di prezzo più alta e con un più alto margine per l'impresa, n.d.r.): era un discount piuttosto bruttino, con la merce messa sui pellet, senza scaffali. Via via si è però trasformato in qualcosa di più simile a un supermercato”. Per questo, aggiunge, “i competitor da tempo si stanno tutti preparando al suo arrivo. Penny Market, Eurospin e Lidl stanno anch’essi facendo trading up per attirare una fascia di reddito più elevata. Lidl ha per esempio introdotto una propria linea “deluxe”.
Qualità con bollino europeo
A determinare il successo del colosso tedesco è anche la qualità: secondo il docente della Bocconi, la catena “è attentissima alla gestione della filiera. Sa che è dal controllo che dipende la fiducia. In Spagna i manager assaggiano la frutta tutte le mattine. Ha avuto degli intoppi, come degli episodi di lasagne contenenti carne di cavallo (un caso in cui furono coinvolte anche altre insegne), ma non veri scandali”. Quanto ai fornitori, molte cose arriveranno dal Nord Europa. Ma “in Spagna si affidano molto a fornitori locali e credo che facciano la stessa cosa in Italia, soprattutto per i prodotti freschi e perché inevitabilmente si adattano ai gusti locali. Già ora in Italia ci sono molti fornitori di prodotti private label per la catena tedesca, soprattutto nel food”.