Spinte, botte, schiaffi, insulti e minacce verbali un giorno sì e l'altro pure: ormai negli ospedali italiani, nei pronto soccorso, negli ambulatori si registra un'escalation di aggressioni contro i camici bianchi. Un vero e proprio bollettino di guerra con oltre due medici su tre che denunciano di aver subito aggressioni fisiche o verbali. A scattare la fotografia sul fenomeno delle aggressioni contro i dottori un sondaggio di Anaao Assomed condotto da aprile a maggio 2018 su un campione di 1280 soggetti che mostra, un quadro estremamente preoccupante.
Più aggressioni al Sud che al Nord
Il 65% circa dei partecipanti alla survey ha risposto di essere stato vittima di aggressioni, di questi il 66,19% riferisce aggressioni verbali mentre il 33,81% aggressioni fisiche. Una ulteriore analisi regionale evidenzia che la percentuale di aggressioni sia fisiche che verbali si incrementa al 72,1% nel Sud e nelle Isole. Ma è tutta la Penisola a essere toccata dall’emergenza con una media di 10 episodi al giorno.
Pronto soccorso, Psichiatria e Sert i reparti più a rischio
Dato ancora più allarmante per i medici che lavorano in Pronto Soccorso e 118 dove le stesse percentuali salgono all’80,2%. Rispetto alle aggressioni fisiche invece particolarmente colpiti sono i medici dei reparti di Psichiatria/SERT (il 34,12% di tutte le aggressioni fisiche) e i medici di Pronto soccorso/118 (il 20,26% di tutte le aggressioni fisiche). Il 23,35% degli intervistati ha risposto di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita invalidità permanente o decesso.
Dalle aggressioni sono scaturiti dai 3 a i 100 giorni di prognosi. Il 70% del campione riferisce di essere stato testimone di aggressioni verso il personale sanitario, il che fa supporre che il fenomeno sia di fatto sottostimato rispetto a quanto emerso a domanda diretta nel sondaggio. Oltre il 50% dei responders ignora che le aggressioni dovrebbero essere identificate come evento sentinella dalla propria Direzione aziendale come previsto dalla raccomandazione n. 8 del 2007 del Ministero della Salute, mentre il 18% asserisce che addirittura non vengono riconosciute.
Le cause
Le cause delle aggressioni per i medici coinvolti nell’indagine sono da riferire a fattori socio-culturali per il 37.2%, definanziamento del SSN per il 23,4%, carenze organizzative per il 20%, carenze di comunicazione per l’8,5%. La violenza, si legge sul sito "Osservatorio diritti" emerge in contesti particolari: abuso di alcol e droga, mancanza dei limiti di accesso dei visitatori negli ospedali e negli ambulatori. Pericolose sono anche le situazioni di scarsa illuminazione, come i parcheggi degli ospedali, o la mancanza di un’adeguata formazione del personale sanitario a riconoscere e arginare l’aggressività.
Il ruolo del sindacato
Da segnalare che più di un responders dichiara che l’aggressione verbale è provenuta da un collega sul posto di lavoro. Sorprendenti infine le risposte all’ultimo quesito inerente il ruolo del sindacato come tutore della sicurezza degli operatori: il 56,4% non sa se il problema viene trattato ai tavoli sindacali, mentre il 30,8% è convinto che esso non venga mai discusso.
Il vuoto normativo
"Dalla nostra indagine - sottolinea il presidente Fnomceo Filippo Anelli - emergono molteplici riflessioni che impongono un richiamo alla responsabilità di tutti i referenti istituzionali compreso il sindacato. Esiste sicuramente un vuoto normativo in quanto la legge sulla sicurezza negli ambienti di lavoro numero 81 del 2008 non prevede esplicitamente i termini “aggressione e violenza” ai danni degli operatori sanitari. Il dato delle Aziende sanitarie che valutano il rischio di aggressione nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) è un dato che andrebbe aggiornato al passo con una realtà lavorativa che assume connotati sempre più preoccupanti.
I Direttori Generali sono i primi che debbono farsi garanti della sicurezza dei loro dipendenti, in primis applicando normative e raccomandazioni già esistenti, vedi la raccomandazione numero 8 del 2007, adoperandosi oltre che con l’implementazione dei sistemi di vigilanza anche con l’adozione di misure idonee ad arginare il sovraffollamento che risulta sicuramente correlato ad un incremento degli episodi di violenza.
E il tema del sovraffollamento è strettamente legato al Pronto Soccorso, ed al taglio dei posti letto, che risulta dall’indagine il reparto con il più alto tasso di aggressioni verbali e fisiche: percentuali insostenibili per chi vi lavora che condizionano notevolmente il burnout di medici e infermieri". Dal sondaggio emerge infine una questione Sud: "La sanità meridionale, quella più definanziata è quella dove è più diffusa la violenza verso i sanitari. Per questo attendiamo risposte dalla Politica".