I fatti di piazza Indipendenza lasciano strascichi e polemiche che coinvolgono anche il capo della Polizia. Le cariche della 'celere' per liberare la pizza occupata da una settimana da centinaia di profughi eitrei (già sgomberati la settimana prima da uno stabile in via Curtatone occupato da 4 anni) sono finite in prima pagina sui media di tutto il mondo. Due deputati, Pippo Civati e Stefano Fassina hanno chiesto le dimissioni del ministro dell'Interno Marco Minniti: "L’operazione poliziesca - ha detto Civati (possibile) - non solo di polizia, di piazza Indipendenza a Roma, con gli idranti, i manganelli e il razzismo istituzionale, è l’ultimo capitolo di un libro che non avremmo mai pensato di leggere nel 2017. Ed è anche l’ultimo fattaccio che colma la misura: chiediamo per questo che il ministro dell’Interno Minniti si dimetta". Sulla stessa linea Fassina di Sinistra italiana: "È indegno di un Paese civile quanto è avvenuto a Roma. Il governo si è preoccupato solo del decoro della piazza da ripulire prima del rientro dei romani dalle vacanze. Presenteremo immediatamente un’interrogazione parlamentare per chiarire le ragioni di comportamenti così irresponsabili".
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Gabrielli: "Quella frase avrà delle conseguenze"
Inaccettabile la frase pronunciata da un agente durante il blitz e registrata in un video: "Se tirano qualcosa, spezzategli un braccio". In un colloquio con Repubblica il capo della Polizia Franco Gabrielli garantisce che quela frase "avrà delle conseguenze. Abbiamo avviato le nostre procedure interne e non si faranno sconti. Questo deve essere chiaro. Ma ritengo altrettanto grave che l’idrante e le frasi improvvide pronunciate durate la carica diventino una foglia di fico. La gravità di quello che è successo in piazza non può diventare un alibi per coprire altre responsabilità, altrettanto gravi. E non della Polizia». Gabrielli ce l'ha con chi "ha consentito a un’umanità varia di vivere in condizioni sub-umane nel centro della capitale. E dunque che si arrivasse a quello che abbiamo visto oggi". Ancora: "Due anni fa, da prefetto di Roma, insieme all’allora commissario straordinario Tronca, avevamo stabilito una road map per trovare soluzioni alle occupazioni abusive. E questo perché il tema delle occupazioni non si risolve con gli sgomberi ma trovando soluzioni alternative".
Lo sgombero di Piazza Indipendenza è stato realizzato in osservanza ad una direttiva congiunta dei ministeri dell'Interno e della Giustizia che deriva dal decreto sicurezza della primavera scorsa, tornata di grande attualità dopo l'attentato terroristico in Spagna di qualche giorno fa. Rivela al quotidiano La Stampa una fonte del Viminale: "Lo sgombero di Roma non è un’operazione estemporanea, non è la prima, né sarà l’ultima. Infatti nella Capitale, nel giro di pochi mesi si è scesi da quasi 120 palazzi occupati a 93. Altri sgomberi nel frattempo si sono fatti e si faranno in tutte le città. Noi procederemo al ripristino della legalità, oltretutto non facciamo altro che eseguire ordinanze di sgombero dell’autorità giudiziaria".
Scrive il quotidiano di Torino: "Esiste una direttiva del ministero dell’Interno che invita a procedere con gli sgomberi dei palazzi occupati in tutt’Italia, non soltanto a Roma. Complice l’emergenza del terrorismo, è un po’ scivolata via l’altra emergenza su cui il ministro Marco Minniti ha impostato la sua direzione: la sicurezza urbana. Era un caposaldo di quel decreto Minniti-Orlando che ha fatto molto discutere nella primavera scorsa, quello dove si parlava di Daspo urbano e di ordinanze dei sindaci contro abusivi e accattonaggio vessatorio". Il decreto assegna nuovi poteri ai prefetti e criteri oggettivi proprio per "ripristinare la legalità" contro le occupazioni abusive di palazzi.
La difesa di Paola Basilone
Chi prova a difenedere l'operazione di giovedì mattina è la prefetta di Roma, Paola Basilone, che in un'intervista al Corriere della Sera parla di operazione di "cleaning": "Cominciamo col dire che ieri gli aggrediti, fino a prova contraria, sono stati i poliziotti. In quel gruppo di persone da allontanare dalla piazza ce n’erano una trentina che occupavano l’immobile ma che non avevano titoli per ottenere l’assistenza alloggiativa e sanitaria proposta alle altre settanta. Tuttavia con loro c’erano anche tanti altri soggetti infiltrati. Insomma non erano certo rifugiati".
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Sulla necessità di uno sgombero, la Basilone dice: "C’era una denuncia dei proprietari e perché c’erano stati diversi provvedimenti di sequestro mai ottemperati. Quel palazzo era nella top list dei 15 palazzi da sgomberare. A Roma sono più di cento, mi fa una certa impressione perché quando ero prefetto a Torino ce n’era uno solo". E ancora: "Essere un rifugiato non autorizza a commettere reati. Il palazzo è stato sgomberato senza torcere un capello a nessuno. Agli occupanti più fragili era stato consentito di restare al primo piano in attesa che la proprietà dell’immobile mettesse a loro disposizione, in comodato gratuito per sei mesi, villette in provincia di Rieti. Io stessa mi ero resa disponibile in quel periodo a monitorare la situazione e la Regione Lazio a fornire assistenza sanitaria. Era rimasto uno zoccolo duro al quale si sono unite altre realtà legate alla lotta per la casa. L’altro ieri, quando l’Ama si è avvicinata per pulire la piazza, contro gli operatori ecologici sono stati lanciati sassi e bottiglie".
Nessun politico di governo a Piazza Indipendenza
Il blitz di ieri avrà ripercussioni politiche sia a livello locale che nazionale. Scrive il settimanale Internazionale: "Perché nessun rappresentante delle istituzioni si è affacciato a piazza Indipendenza in questi giorni? Perché Roma da anni non riesce a varare un piano per l’accoglienza? La risposta è semplice nella sua brutalità: i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati che vivono nelle nostre città non sono considerati parte delle nostre comunità, anche se sono al nostro fianco e nelle nostre vite da anni. Negli ultimi mesi il dibattito pubblico sui migranti in Italia ha assunto toni ancora più foschi, perché abbiamo cominciato a desiderare o ad augurarci che si facciano da parte, che spariscano. Mi ha colpito la conclusione del messaggio di Mussie Zerai al ministro Minniti: una supplica a considerare “esseri umani” gli occupanti eritrei di piazza Indipendenza. Evidentemente abbiamo dimenticato che lo sono".