Ce l'ha ancora impressa nella mente quella notte di un anno fa, la corsa a piedi scalzi nel buio e nella polvere con le sue due bambine, fuori dalla casa squarciata in due. Quella casa dove la sua famiglia tornava tutte le estati, per respirare l'aria di un posto abbandonato solo per necessità di lavoro, ma non con il cuore. Tanto che per Gianfranco e la sua famiglia, come per tante altre famiglie accumolesi, ogni ponte, week-end o vacanza era buona per tornare sui monti della Laga. Lui che per lavoro si era trasferito in provincia di Roma con moglie e figlie, lui che ad Accumoli ha lasciato praticamente tutto, nella notte che ha fatto conoscere il nome del suo paesino in tutto il mondo. Purtroppo.
"Mai tanta distruzione a memoria d'uomo"
Gianfranco è uno dei tanti sopravvissuti al terremoto del 24 agosto, quello che ha avuto ad Accumoli il suo epicentro e che nel piccolo borgo reatino - neanche 600 anime in inverno, poco più di mille in estate - si è preso 11 vite. La sua casa, situata lungo una delle vie storiche che da piazza San Francesco saliva verso la torre civica, si è aperta in due sotto le scosse che hanno squarciato il borgo. "La prima cosa che ho pensato è portare fuori la mia famiglia, senza neanche rendermi conto di cosa stava succedendo tutto intorno - ha raccontato - ma è chiaro che tutti noi sapessimo bene di cosa si trattasse, perché chi da queste parti ci è nato e cresciuto è abituato a convivere con le scosse di terremoto". Certo, valori che il più delle volte non hanno superato magnitudo 2.5 della scala Richter, e che mai, almeno a memoria d'uomo, avevano raggiunto quel livello di distruzione. Distruzione completata dal sisma del 30 ottobre, che ha spazzato via anche quello che della casa di Gianfranco era rimasto in piedi, e con essa del paese, letteralmente raso al suolo.
L'esodo di una piccola comunità
Un'immagine spettrale, che a distanza di un anno è ancora, incredibilmente incastonata lassù sul cucuzzolo di una delle tante piccole sommità della Laga, territorio di confine tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Lì il tempo si è fermato, così come i cuori delle circa 500 persone che pochi giorni dopo il 24 agosto sono state, loro malgrado, protagoniste di un mini-esodo di massa verso le coste di San Benedetto del Tronto. Scene d'altri tempi, scandite dalle decisioni del sindaco Stefano Petrucci, travolto da un mostro troppo grande per una comunità cosi' piccola, e come la stragrande maggioranza dei suoi concittadini rimasto senza casa, e costretto a ricevere ospitalità in terra marchigiana. Durerà quasi 11 mesi, quella "vacanza forzata" presso l'hotel Relax, in Riviera delle Palme, e presso altre strutture che hanno fornito alloggio e supporto alla piccola comunità di Accumoli.
"Accumoli figlio di un dio minore"
Ferita al cuore del suo borgo, e straziata nelle sue 17 frazioni disseminate lungo il territorio. E sono ferite profonde quelle di Fonte del Campo, e soprattutto di Illica, il piccolo paese che con 5 vittime ha pagato il tributo di sangue più alto in terra accumolese. Anche lì, come a Grisciano, Poggio d'Api, e in tutte le altre frazioncine, tutto è esattamente come al mattino del 30 ottobre. Perché la ricostruzione, ad Accumoli, non ha avuto la stessa velocità di Amatrice, e le prime Soluzioni Abitative d'Emergenza (Sae) sono state consegnate solo negli ultimi giorni, consentendo agli accumolesi di tornare nella propria terra. Ancora lontane, invece, le aperture dei locali destinati ad esercizi e attività commerciali, chiusi ormai da un anno.
"Accumoli figlio di un Dio minore", hanno esclamato più volte i residenti rimasti a lottare, contro il terremoto e contro l'inverno più duro degli ultimi 60 anni: allevatori, agricoltori e contadini che non hanno mai lasciato i monti della Laga, restando al fianco dei loro animali, al freddo e sotto metri di neve. E tra le macerie, che ogni giorno donano ricordi di morte a residenti e passanti. Sono partite quasi tutte da Accumoli le manifestazioni dei comitati posti a difesa dei territori contro la lentezza e le lungaggini della macchina burocratica della ricostruzione, e sono passate quasi tutte per Accumoli le differenze rispetto ad altri territori dove la luce mediatica si è soffermata con piu' vigore. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione.
Sarà così anche il 24 agosto, quando ad un anno dalla tragedia piu' grande nella storia del Centro Italia, ad Accumoli non ci saranno commemorazioni "organizzate", se non quelle religiose della Diocesi di Rieti, che ricorderà le vittime del terremoto prima con una "via crucis" in programma la sera del 23, quindi con la solenne messa del pomeriggio del 24. In questo contesto, però, ognuno ricorderà le proprie vittime come ritiene più opportuno, lontano dalle luci mediatiche. E' già così per gli abitanti di Illica, tornati a popolare, se così si puo' dire, le rovine del paese proprio per onorare la memoria dei concittadini morti; sara così anche per i parenti della famiglia Tuccio, che il 24 agosto alle 18 sarà nella chiesa di San Giovanni Bosco, a Rieti città, per celebrare una messa in onore di Andrea, Graziella e dei piccoli Stefano e Riccardo, un'intera famiglia rimasta sepolta sotto le macerie di Accumoli, nella notte del 24 agosto.