A 15 mesi dall'introduzione del reato di omicidio stradale, gli incidenti mortali hanno ricominciato a crescere. E la causa principale dei sinistri non è più l'eccesso di velocità ma lo smartphone che distrae alla guida. A dirlo sono i dati diffusi dalla Polizia di Stato durante un convegno sugli effetti della legge sull'omicidio stradale. Nei primi 15 mesi dalla sua entrata in vigore, sono stati rilevati 894 incidenti mortali e in 479 casi (il 53%), è stato contestato il nuovo reato. Le persone arrestate sono trentadue e i casi gravi, quelli per i quali è prevista la detenzione fino a 12 anni, sono stati 26.
Vittime in crescita per la prima volta dal 2001
A suscitare apprensione è la tendenza evidenziata dai primi sei mesi di quest'anno, nei quali i sinistri con esito mortale sono cresciuti del 4,6% (da 695 a 727) rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Nel 2016, invece, gli incidenti mortali erano scesi del 4,3% rispetto al 2015. "In termini assoluti", spiega Giuseppe Bisogno, direttore del Servizio di Polizia stradale, "sono 55 morti in più, un saldo che preoccupa anche perché al dato andrà sommato quello delle vittime degli incidenti rilevati dalle polizie locali, il cui trend di solito corrisponde a quello di Polizia e Carabinieri". Dal 2001 all'anno scorso, ha ricordato Bisogno, le vittime della strada erano sempre andate diminuendo, con la sola eccezione del 2015.
"C'era chi si aspettava soluzioni miracolistiche dalla legge sull'omicidio stradale", ha sottolineato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, "ma era inevitabile che queste soluzioni non potessero esserci: l'introduzione della nuova fattispecie di reato ha una valenza culturale e di civiltà, l'aver messo il bene della vita al di sopra di qualsiasi altro tipo di interesse. Il giudizio sulle nuove norme va parametrato sul tempo, e comunque sin qui è senz'altro positivo: l'incidenza percentuale dei numeri di cui si parla fanno capire tra l'altro che si tratta di comportamenti abbastanza marginali e di un reato non sempre perseguibile perché (mediamente nella metà dei casi, ndr) il colpevole è lui stesso vittima dell'incidente".Lo smartphone? Per Gabrielli è una "iattura"
"Colpa della velocità, dell'imprudenza e, soprattutto, della distrazione", secondo Gabrielli, che mette sul banco degli imputati gli smartphone: "Una iattura, sono strumenti eccezionali, straordinari, che ci hanno cambiato la vita ma che stanno anche modificando i nostri livelli di attenzione. E se è importante essere connessi con il mondo, è soprattutto importante essere connessi con il mezzo che guidiamo".
Che lo smartphone sia ormai la prima causa di incidenti stradali lo dicono le statistiche, seppure con parecchi distinguo. I dati diffusi dall'Istat lo scorso ottobre citavano la distrazione come fattore del 21,4% dei sinistri sulle strade extraurbane, seguita dalla velocità elevata (17,3%) e dalle distanze di scurezza non adeguate (13,4%), laddove in città la distrazione causerebbe il 15,4% degli incidenti, preceduta dalla mancata osservazione di precedenze e semafori (18,6%), che comunque può essere causata dalle distrazioni. Secondo l'Aci, invece, "In Italia 3 incidenti su 4 sono dovuti alla distrazione, che, ogni anno, falcia migliaia di vite. E cellulari e smartphone sono una delle cause principali".