Giuseppe Mastini l'ha fatto ancora. 'Johnny lo zingaro' è evaso per l'ennesima volta: non segando le sbarre del carcere di Fossano, dove deve scontare l'ergastolo per una lunga scia di omicidi e rapine, ma semplicemente non presentandosi a Cairo Montenotte, dove lavora in regime di semilibertà presso la scuola di formazione di Polizia penitenziaria.
Dalle giostre agli omicidi. Passando per le rapine
Analfabeta, figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Giuseppe Mastini, noto come 'Johnny lo zingaro' o il 'Biondino', è uno dei personaggi di spicco della criminalità comune romana. Già a 11 anni, trasferitosi nella Capitale con la famiglia, divenne noto alle forze dell'ordine per un furto e una sparatoria con la Polizia. Il primo delitto che gli è stato contestato, è l'omicidio di un autista di tram, Vittorio Bigi.
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Condannato a 15 anni di carcere, nel febbraio 1987 ottiene un permesso premio, del quale approfitta per rendersi latitante. Viene segnalato per una serie di rapine e riconosciuto in una fotografia dalla moglie di Paolo Buratti, console italiano in Belgio, ucciso nella sua villa a Sacrofano mentre tentava di resistere a una rapina. Viene fermato da due poliziotti contro i quali apre il fuoco: uno degli agenti muore, l'altro viene ferito in modo grave,
In un nuovo processo, celebrato nel 1989, viene condannato all'ergastolo per tutti i reati che gli vengono contestati, tranne l'omicidio di Sacrofano. Nel 2014 ha usufruito di un permesso premio, per partecipare al concerto dei Prodigy a Roma.