Lo spettro della nube tossica, e soprattutto dei suoi effetti dannosi, continua ad aleggiare sulla zona di Pomezia, ma alcune delle misure di emergenza messe in atto dopo il rogo nell’impianto di stoccaggio dei rifiuti Eco X sono state nel frattempo riviste. Dodici scuole domani riapriranno e il divieto per mense e ristoranti di approvvigionarsi di derrate alimentari provenienti dalla zona si è ridotto a quelle in un raggio di 5 km, e non 50, dal luogo dell'incendio.
Lorenzin: "Non ci sono fibre di amianto nell'aria"
Un segnale rassicurante è stato lanciato anche dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: riferendo alla Camera, ha sottolineato che “non ci sono fibre di amianto nell'aria” intorno alla stabilimento andato a fuoco a Pomezia, "un dato estremamente positivo per la cittadinanza”. Per i dati sulla presenza di diossine bisognerà invece attendere domani. I valori riscontrati finora dall’Arpa Lazio, relativi al giorno dell’incendio e a quello successivo, “sono risultati superiori ai limiti previsti dalla legge ma solo nelle immediate vicinanze dello stabilimento e non anche nei centri abitati adiacenti. L'Agenzia - ha proseguito la ministra - ha peraltro sottolineato che questi valori risultano analoghi a quelli registrati nel centro di Roma nei periodi invernali di particolare criticità”.
Scettico l'Osservatorio Amianto, le fibre si sono aerodisperse
Un ottimismo non condiviso dall’Osservatorio Nazionale per l’Amianto che ha risposto al ministro chiedendo precisazioni su “quando, dove e come sono stati effettuati i rilievi e il tipo di tecnica utilizzata, anche e soprattutto rispetto ai venti prevalenti”. “Una cosa è certa – ha sostenuto il presidente dell’Ona, Ezio Bonanni, insieme a Luciano Mutti, docente di Oncologia Medica e Ricerca Oncologica della Facoltà di Medicina presso l’Università Salford di Manchester - poiché le strutture andate a fuoco contenevano amianto, è evidente che le fibre si sono aerodisperse nell’ambiente circostante”.
Amianto, diossina e polvere sottili: le sostanze pericolose
Sono proprio amianto e diossina, insieme alle polvere sottili, a suscitare i timori maggiori, data la difficoltà a stabilirne gli effetti sul lungo periodo. “Tutte e tre hanno una capacità venefica su un tempo lungo”, ha ricordato Mario Tozzi, geologo e ricercatore del Cnr, volto noto della televisione per i suoi programmi di divulgazione scientifica. “La gente si barrica in casa, usa mascherine e occhiali da protezione, tutte misure che riguardano il momento acuto”, ha osservato, ricordando invece che “le diossine si accumulano, concentrandosi al suolo, nelle piante e nei grassi degli animali superiori, uomo compreso”. Se per le diossine quindi c’è il rischio di ingestione, per le polvere sottili è un problema di aspirazione, e per questo le mascherine, di quelle più facilmente trovabili in commercio, non servono a molto perché “le polveri come le fibre di amianto sono decine di volte più piccole di un capello”. “Nel Monferrato – ha ricordato Tozzi – casi di mesotelioma pleurico si sono avuti anche 40 anni dopo”.
Detto ciò, ha concluso Tozzi ironicamente, “al centro di Roma ce le abbiamo tutti i giorni, non c’è bisogno della nube tossica: d’inverno, caldaie accese e traffico producono sia polvere sottili che diossina, amianto meno ma ce n’è ancora in molti componenti”. “Sono tutte paure fuori luogo, come titola il mio libro uscito ieri” , un’opera che va al fondo delle paure collettive verso “le catastrofi naturali che – si legge nella presentazione - non esistono, esistono gli eventi naturali che trasformiamo in tragedia, spesso grazie al linguaggio iperbolico dei media”.