C'è anche il presidente della Provincia di Pescara tra le sei persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura del capoluogo abruzzese per la tragedia dell'Hotel Rigopiano, distrutto da una valanga lo scorso 18 gennaio. Il disastro causò 29 vittime tra dipendenti e clienti del resort situato nel Comune di Farindola. I superstiti furono undici.
Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo e lesioni colpose per
- Il presidente della Provincia Antonio Di Marco
- Il dirigente delegato alle opere pubbliche Paolo D'Incecco
- Il responsabile della viabilita' provinciale Mauro Di Blasio
- Il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta
- Il geometra comunale Enrico Colangeli.
Indagato anche il direttore del resort, Bruno Di Tommaso al quale l'accusa contesta invece la violazione dell'art. 437 del codice penale che punisce l'omissione del "collocamento di impianti, apparecchi, o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro". Di Tommaso è coinvolto in qualità di amministratore e legale responsabile della società "Gran Sasso Resort & SPA", di gestore dell'albergo e di datore di lavoro.
La Procura di Pescara aveva aperto un fascicolo contro ignoti su tutti gli aspetti della vicenda già lo scorso 23 gennaio, cinque giorni dopo la tragedia. “Tutta la vicenda edilizia relativa all’hotel è oggetto di indagine”, aveva detto il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini. Che ha indagato anche sul tema delle comunicazioni. “Sia telefoniche che mail, WhatsApp e de visu”, aveva precisato, anche se i ritardi e le incomprensioni potrebbero “non avere una relazione causale nell’efficacia delle operazioni”. La prossima settimana si svolgeranno gli interrogatori.
Per approfondire: tutte le tappe del disastro di Rigopiano