Materie plastiche e stracci da Prato a Hong Kong, con guadagni milionari per i clan cinesi ed italiani. Un affare milionario tra organizzazioni criminali, con la Camorra in prima fila che suscitava gli appetiti dei clan con i quali la criminalità del Dragone ha solidi contatti. Alla base di tutto, un "doppio interesse":
- In Cina mancano le materie prime e i cinesi le ricercano pagandole a peso d'oro.
- In Italia le materie plastiche ci sono, ma vanno smaltite e, come è noto, ciò costa molto alle aziende.
Di che cosa si tratta
L'affare consisteva nel prendere le materie plastiche che in Italia devono essere smaltite e venderle in Cina con la classificazione di "Mps" (materia prima seconda, ovvero "non rifiuto"). In questo modo gli italiani guadagnavano sulla vendita e al contempo non avevano l'onere dello smaltimento, mentre i cinesi potevano così acquistare la materia plastica che poteva essere riutilizzata come nuova pagandola molto meno di una materia prima. Spesso le materie plastiche in Cina vengono usate per realizzare giocattoli che poi vengono esportati e venduti anche in Italia.
Centinaia di container pieni di rifiuti plastici sono partiti dal 2009 in poi da diversi porti italiani tra cui:
- Livorno
- Genova
- Venezia
- La Spezia
Per ogni Porto, la "Arcobaleno Srl" (società che si occupava delle spedizioni) stipulava contratti con società locali che successivamente facevano la vera spedizione verso il porto di Hong Kong.
Le accuse ipotizzate
Associazione per delinquere di tipo "transnazionale" dedita alla commissione di più delitti di attività organizzate per il traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti plastici. Sono state denunciate 98 persone e 61 società con sede a Prato, Montemurlo, in Veneto e in Campania.
I protagonisti
- Il promotore - Bao Zhengwu (alias Massimo). Il cinese è indagato perché considerato il promotore dell'associazione a delinquere "transnazionale". - Secondo gli inquirenti, operando a Prato, intratteneva i rapporti con Benson Chang, collegato alla società "Shanghai Juzu Corporation development co. ltd" che riceveva le spedizioni a Hong Kong. Si parla di centinaia di spedizioni, con una media di un paio a settimana.
- Il collaboratore - Luigi Giugliano. Tra gli indagati anche il campano Luigi Giugliano che si occupava di reperire il materiale da spedire in Cina.
- Il commercialista - Alessandro Maltinti. Il noto professionista pratese pure lui indagato avrebbe collaborato all'operazione costituendo insieme a Luigi Giugliano e Sabato Manzo decine di società con sedi in diverse città e prestanome, utilizzate di volta in volta per le diverse spedizioni verso la Cina.
- Lo spedizioniere - Arcobaleno srl. La società era di proprietà di un altro indagato, Alberto Gherardini (si tratta comunque di una proprietà fittizia condotta da recenti indagini), con sede legale a Bibbiena (Arezzo), sede operativa a Pratovecchio (Arezzo) e magazzino a Prato.
- Proprietari del magazzino - Franco e Nicola Cozzolino. Attraverso la società "New Trade". I due fratelli sono anch'essi indagati e il loro cognome rimanda a Ciro Cozzolino, ucciso nel 1999 in quello che viene ricordato come il primo omicidio di camorra in Toscana. Anche Ciro Cozzolino era attivo proprio nel settore degli stracci. A ucciderlo sarebbero stati i sicari del clan Birra. I due fratelli Cozzolino, inoltre, sono anche conosciuti a Prato per i loro investimenti in altre aziende di rilevanza nazionale, e nella squadra di calcio A.S.D. Prato, soggetta dal 2012 a sequestri patrimoniali ricondotti al clan camorristico Terracciano.
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I clan coinvolti
Alcuni interessi sarebbero esercitati anche dal clan camorristico "Fabbrocino", costola dei Casalesi. Coinvolti nel traffico transnazionale sono anche gli Ascione, famiglia oggetto di diverse indagini dall' Antimafia di Firenze. Vincenzo e Ciro Ascione sono padre e figlio, originari di Ercolano e operano da tanto tempo a Prato. Anche loro indagati per traffico transnazionale (ma più volte indagati per associazione mafiosa camorristica). Vincenzo Ascione è stato inoltre condannato in primo grado per l'omicidio di Ciro Cozzolino, e poi assolto in appello ma latitante a Tunisi. In questa vicenda figurano i rappresentanti legali della "Eurotrading International srl" (altra società coinvolta nell'indagine) che, di volta in volta, conferiva agli intermediari italiani i rifiuti richiesti, per la successiva esportazione.