Tutti scagionati i cinque ragazzi accusati di diffamazione nell'ambito dell'inchiesta per il suicidio du Tiziana Cantone, la 31enne di Mugnano, in provincia di Napoli, che il 13 settembre si è tolta la vita dopo essere finita nel tritacarne per immagini porno che la vedevano protagonista. Il giudice per le indagini preliminari di Napoli Tommaso Perrella ha archiviato la posizione di cinque ragazzi indagati come responsabili di aver messo sul web sei video girati da Tiziana. Esce di scena anche il padre di uno di loro intestatario di una scheda sim.
Il giudice ha disposto che venga fatta un supplemento di indagini sul legale rappresentante di Facebook Italia, per una ipotesi di violazione della privacy, in quanto non avrebbe tempestivamente cancellato le pagine sul social con il link che rinviavano ai video, nonostante la ragazza avesse chiesto, con una procedura d'urgenza al Tribunale civile di Napoli, il diritto all'oblio.
Nel novembre scorso era stata la Procura di Napoli a presentare istanza di archiviazione al Gip per i cinque ragazzi cui Tiziana aveva inviato i suoi video hot.
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Il fatto
Era fidanzata quando un ragazzo aveva filmato un suo rapporto sessuale con Tiziana. Lei si fidava, parlava con lui - alludendo anche al fidanzato - ma non poteva mai pensare che quella persona avrebbe fatto girare quel video. Il filmato che lei aveva girato consenziente era stato messo in rete senza il suo consenso.
La lotta contro i social network e la ricerca dell'oblio
Tiziana aveva lottato per ottenere giustizia fino a quando il Tribunale di Napoli Nord aveva stabilito che aveva ragione e aveva obbligato con una sentenza diversi social, come Facebook, e a rimuovere le immagini che la riguardavano postate a sua insaputa, i commenti e le frasi ingiuriose.
La multa da 20mila euro
Ma nella stessa decisione il magistrato aveva scritto che la 31enne avrebbe dovuto pagare 20mila euro in totale a cinque siti che invece erano stati 'assolti'. Forse quel pronunciamento dell'8 agosto scorso, dopo la citazione della giovane per la rimozione dai siti del video hard del quale era protagonista suo malgrado, aveva influito in negativo sulla fragilità di Tiziana. Alla 31enne era stato imposto un rimborso nei confronti di Citynews, Youtube, Yahoo, Google e Appideas di 3.645 euro ciascuno per le spese legali, oltre al rimborso delle spese generali nella misura del 15 per cento, perché avevano già rimosso i video.
La responsabilità di Facebook
Contro il social network di Mark Zuckerberg si era pronunciato nel novembre scorso il Tribunale Civile di Aversa che aveva bacchettato Facebook per non aveva rimosso le pagine che rinviavano ai video della ragazza dopo la diffida presentata da quest'ultima. Tiziana aveva presentato la richiesta al Tribunale di Aversa quasi un anno prima, il 13 luglio del 2015.