Sono arrivate le condanne per la strage di Viareggio: 7 anni a Mauro Moretti, all'epoca amministratore delegato di Ferrovie e oggi ad di Leonardo-Finmeccanica, 7 anni e sei mesi per Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi, e stessa pena per Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e di Fs Logistica. La sentenza del Tribunale di Lucca mette un primo punto fermo sulle responsabilità dei manager in carica all'epoca, ritenuti colpevoli per le carenze tecniche che, secondo la tesi accusatoria, causarano l'incidente.
Imputati erano 33 persone e 9 società, chiamate a rispondere a vario titolo dei reati di disastro ferroviario colposo, incendio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime. Moretti, hanno sottolineato i suoi legali, è stato condannato nella sua qualità di ex amministratore delegato di Rfi ma assolto come amministratore delegato di Ferrovie dello Stato. Più di venti le condanne, oltre a quelle di Moretti, Elia e Soprano. Riguardano dirigenti di Rfi, di Trenitalia, della Divisione Cargo, di Cima Riparazioni, dell'Istituto Sperimentale.
Ma le pene più pesanti sono state inflitte agli imputati stranieri, referenti della ditta Gatx Rail Austria (titolare del carro che sviò e prese fuoco) e delle officine Jugenthal di Hannover, in Germania, (dove fu eseguita la manutenzione dell'asse del vagone). Nel dettaglio, 9 anni e 6 mesi ciascuno a Rainer Kogelheide e Peter Linowski (Gatx); 9 anni a Uwe Koennecke (Jugenthal), Johannes Mansbart (Gatx) e Roman Mayer (Gatx); 8 anni a Uwe Kriebel (Jugenthal) e Andreas Schroeder (Jugenthal).
Ci sono anche otto imputati assolti. Si tratta di Giuseppe Farneti (Rfi), Gilberto Galloni (Fs logistica), Mario Testa (Rfi), Angelo Pezzati (dirigente compartimento infrastruttura di Firenze), Stefano Rossi (Rfi), Joachim Lehmann (Jugenthal), Andreas Barth (Jugenthal), Andreas Carlsson (Jugenthal).
Le tappe della vicenda
Sette anni e mezzo e 140 udienze per arrivare ad una sentenza. Tanto è servito per il verdetto di primo grado del tribunale di Lucca per il disastro ferroviario che nell'estate 2009 devastò Viareggio e fece 32 vittime.
L'incidente
Era il 29 giugno 2009 quando il 'cuore' di Viareggio si trasforma in pochi istanti in un inferno di fuoco e ambulanze. Alle 23,48 un treno merci partito da Trecate, in Piemonte, e diretto a Gricignano, in Campania, deraglia poco dopo aver superato la stazione ferroviaria della cittadina balneare toscana. Una delle cisterne che trasportano Gpl si rovescia su un fianco e si squarcia sbattendo a forte velocità contro un ostacolo (un picchetto secondo quanto sostenuto dall'accusa, una 'zampa di lepre' stando alla ricostruzione della difesa) e da un grosso foro comincia a fuoriuscire gas che avvolge i binari e le abitazioni che si affacciano sulla linea ferroviaria.
Pochi minuti più tardi, forse innescata dal motore di uno scooter che percorre la strada parallela ai binari, l'aria satura di Gpl esplode all'improvviso e le fiamme avvolgono in una frazione di secondo tutto ciò che si trova intorno nel raggio di centinaia di metri. Case, negozi, uffici, automobili vengono investiti e distrutti dal fuoco. La zona più gravemente colpita è quella di via Ponchielli, quasi completamente rasa al suolo. Pesantissimo il bilancio delle vittime, molte delle quali decedute nei giorni successivi a causa delle gravissime ustioni riportate. Alla fine i morti saranno trentadue, l'ultimo dei quali - una giovane donna ecuadoregna - morta alla vigilia di Natale di quell'anno, dopo quasi sei mesi di agonia.
Le indagini
Parallelamente alle operazioni di soccorso e di scavo fra le macerie che andranno avanti per giorni e giorni, la Procura di Lucca apre un'inchiesta per verificare le cause del deragliamento e attribuire le eventuali responsabilità dell'accaduto. Ma queste procedono a rilento, tanto che i familiari delle vittime più volte fanno sentire la propria voce sostenuti dai rappresentanti delle istituzioni chiedendo verità e giustizia per le vittime di uno dei più gravi disastri ferroviari avvenuti in Italia.
Dopo quattro anni, nel luglio 2013, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Lucca, Alessandro Dal Torrione, rinvia a giudizio 33 fra persone fisiche e persone giuridiche.
Fra loro ci sono:
- Mauro Moretti, all'epoca amministratore delegato di Ferrovie e oggi presidente di Leonardo- Finmeccanica
- Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rfi
- Giulio Margarita, ex direttore Sistema gestione sicurezza di Rfi e ora all'Agenzia sicurezza ferroviaria
- Gilberto Galloni, ex ad di Fs Logistica
- Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e della stessa Fs Logistica
Il processo
Nel novembre 2013, nel polo fieristico di Lucca trasformato per l'occasione in aula di Tribunale, si celebra la prima udienza del processo. Fra i capi di imputazione contestati agli imputati, i più gravi sono quelli di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo, incendio colposo, nonché violazione delle normative sulla sicurezza. A presiede il collegio giudicante viene nominato Gerardo Boragine. Dopo tre anni di udienze, nel settembre scorso i pubblici ministeri Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino avanzano le richieste di condanna da parte dell'accusa. La più pesante - 16 anni di reclusione - è pronunciata proprio per Mauro Moretti. Quindici anni sono invece richiesti per Michele Mario Elia, all'epoca dei fatti ad di Rete Ferroviaria Italiana.
Per quello che riguarda le società coinvolte, i pm chiedono risarcimenti milionari a:
- Ferrovie dello Stato
- Trenitalia
- Fs logistica
- Gatx Rail Austria (societaà titolare del carro che sviò e prese fuoco)
- Officine Jugenthal di Hannover (dove fu fatta la manutenzione dell'asse del vagone)
Il rischio prescrizione
Ma sul processo per la strage ferroviaria di Viareggio pende il rischio della prescrizione. Per quello che riguarda il giudizio di primo grado i termini sono stati rispettati, ma il rischio che nei gradi successivi possa sopraggiungere la mannaia della prescrizione per alcuni dei reati (in primis incendio colposo e lesioni colpose) preoccupa i familiari delle trentadue vittime che da tempo chiedono anche un intervento normativo ad hoc.