Firenze - Non c'è il cadavere, non c'è il movente, manca l'arma del delitto. Eppure Antonio Logli, marito di Roperta Ragusa, è stato condannato a 20 anni per la scomparsa della moglie - che si presume sia morta - avvenuta quasi cinque anni fa. Non andrà in carcere, perchè il tribunale di Pisa ha respinto la richiesta di custodia in carcere e ha disposto l'obbligo di dimora durante la notte. Questa nuova sentenza ribalta completamente e boccia quella del giudice per l'udienza preliminare che aveva prosciolto Logli: la Cassazione l'ha annullata perchè "non è emersa in modo evidente l'innocenza dell'imputato".
Ecco le fasi di una delle vicende più misteriose degli ultimi anni:
- Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, Roberta Ragusa scompare dalla sua abitazione di San Giuliano Terme
- Il 2 marzo Logli viene iscritto sul registro degli indagati
- Il 13 marzo si scopre che Logli ha una relazione con la sua segretaria, la 28enne Sara Calzolaio
- Il 24 settembre 2012 non c'è traccia del cadavere di Roberta Ragusa che è stato cercato nella Pineta di San Pietro a Grado
- Il 27 febbraio 2013 si cerca invano il corpo nel parco di San Rossore.
- Il 29 maggio i pm di Pisa interrogano per 6 ore Sara Calzolaio
- Il 23 settembre 2014 il pubblico ministero Aldo Mantovani della Procura di Pisa comclude le indagini e contesta a Logli omicidio volontario e soppressione di cadavere
- Il 6 marzo 2015 il gup di Pisa proscioglie Logli
- Il 17 marzo del 2016 la Cassazione annulal la sentenza del gup e ordina un nuovo processo.
Perché la Cassazione ha ordinato un nuovo processo
Per la Suprema Corte, era "del tutto carente e illogica" la motivazione del gup "che sottrae Logli al vaglio dibattimentale in ordine ai reati contestatigli". In sostanza il giudice che aveva assolto Logli non avrebbe proposto "ipotesi alternative alla fine violenta della donna". Una bacchettata al gup il cui "iter deve ritenersi errato" perchè ha preteso sdi sostituirsi a un tribunale e si è pronunciato sulleprove raccolte. Anzi, secondo i magistrati di Cassazione, il gup di Pisa non analizzò le prove, ma le dichiarazioni delle persone informate sui fatti, "rilevandone contraddizioni interne senza però porle a confronto tra loro".