Roma - Le sconfitte subite sul terreno militare spingono l'Isis ad un cambio di strategia, con un sostanziale ritorno ad una sorta di franchising del terrore. E' quanto sarebbe emerso dall'audizione di Mario Parente, direttore dell'Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna, davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. A quanto si apprende, il responsabile dell'intelligence interna avrebbe spiegato come, di fronte alla perdita di territori sempre più estesi nello scenario siro-iracheno, lo Stato Islamico sia tornato a sollecitare sistematicamente all'azione le cellule e i singoli militanti sparsi in Occidente: negli ultimi tempi è così tornato a crescere il pericolo di attentati. Pericolo più forte in Paesi come Belgio, Francia e Germania, dove infatti gli allarmi sono pressoché quotidiani, ma presente anche in Italia, dove l'attenzione resta elevata seppure in assenza di segnali specifici.
Fenomeno strettamente legato a questo è quello dei cosiddetti returnees, i 'combattenti stranieri' tornati o sul punto di tornare in Occidente: quantitativamente l'Italia sembra meno esposta al rischio di altri Stati europei - i foreign fighters 'italiani' o passati per il nostro Paese sono 112 - ma il monitoraggio dei servizi è continuo e riguarderebbe alcune decine di nomi. Al Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica Parente ha parlato anche dell'operazione che ha portato all'arresto in Sudan del terrorista tunisino Moez Fezzani, già reclutatore di jihadisti in Italia: l'uomo, sotto osservazione da mesi, aveva lasciato i posti tradizionali legati alla jihad afgana e irachena per l'Africa, dove evidentemente aveva minori coperture, anche finanziarie. Un errore che alla lunga gli sarebbe costato la cattura.