Roma - "Ad essere bravissimi e snellendo al massimo tutte le procedure, ci vorranno almeno dieci anni per ricostruire le zone devastate dai terremoti del 26 e del 30 ottobre". Lo dice all'Agi il presidente dell'Ordine degli ingegneri di Perugia, Roberto Baliani. Lo stesso periodo di tempo ci volle per completare le opere compromesse dal sisma del 1997, ricorda Baliani, "e quello fu un evento più piccolo e più circoscritto".
COSTI RICOSTRUZIONE? TROPPO PRESTO FARE UNA STIMA
Quanto alla valutazione del costo della ricostruzione, Baliani ritiene che sia assolutamente prematuro azzardare una stima. "Dobbiamo aspettare - osserva - che vengano terminati i rilievi su tutte le strutture compromesse, altrimenti rischiamo di dare i numeri. Solo con quelli riusciremo a capire la vastita' della devastazione e la gravità del danno subito dai singoli edifici". A lavorare sulle aree colpite, soltanto in Umbria, è impegnata una squadra di circa 400 ingegneri strutturisti. D'accordo con Baliani sui tempi lunghi della ricostruzione è Roberto Renzi, presidente dell'ordine degli ingegneri di Ancona. "Basta guardare all'esperienza del terremoto in Emilia Romagna del 2012 - dice parlando con l'Agi - sono passati quattro anni e l'edilizia privata sta ripartendo soltanto adesso". Nelle Marche, come in Umbria, è già in campo una folta squadra di ingegneri che sta effettuando i sopralluoghi per verificare l'agibilità degli edifici situati nel cratere. "Questa attività di accertamento porterà a un censimento e a una quantificazione dei danni - afferma l'ingegnere Renzi - noi speriamo di avere una fotografia chiara della situazione nei primi mesi del 2017".
ECCO COME CAMBIERANNO I BORGHI STORICI
"Nel frattempo, bisogna avere le idee precise su come intervenire, e con quali tecnologie - prosegue Renzi - si parla tanto della ricostruzione dei vecchi borghi storici, ma non sarà facile ricomporli così come erano, né sarà facile recuperare quel carattere storico-ambientale dei nostri paesi. Questo perché dovremo andare a ricostruirli utilizzando l'edilizia anti-sismica, che ha un aspetto diverso da quella alla quale siamo abituati". Gli ingegneri insistono molto, in questa fase, sulla necessità di fare prevenzione e di introdurre il 'fascicolo abitativo', un documento che riporta la storia di ogni singolo edificio. Secondo Renzi, basterebbe investire tra i 5 e i 7 miliardi di euro l'anno per avviare un piano di messa a norma delle zone più fragili dell'Appennino. "Cifre ragionevoli, che però potrebbero salvare molte vite umane, invece di intervenire sempre dopo. Al Consiglio nazionale ingegneri risulta infatti che sono stati spesi ben 150 miliardi di euro nel corso degli ultimi decenni per le varie ricostruzioni post-sisma". (AGI)