Roma - Un progetto generazionale per rendere "meno fragile la bellezza dell'Italia" senza rassegnarsi alla "fatalità" dei terremoti: a presentarlo era stato l'architetto e senatore vita, Renzo Piano, in un articolo sul domenicale del 2 ottobre sul Sole 24 Ore. L'idea di Piano è che dopo i terremoti non si debba allontanare le popolazioni dai cantieri della ricostruzione che dovranno essere leggeri e coinvolgere gli abitanti. Più in generale di devono rendere sicure le case nelle zone sismiche con una diagnosi precisa, scientifica, che ottimizzi l'impiego delle risorse dove effettivamente necessario. Con la termografia, ha ricordato, "possiamo determinare lo stato di salute di un muro senza neppure bucarlo, proprio come un corpo vivente".
L’arte del conoscere e del sapere consente la massima efficacia senza accanirsi sugli abitanti, senza doverli allontanare durante il cantiere. Non si deve sradicare la gente da dove ha vissuto, è un atto crudele. C’è un legame indissolubile tra le pietre e le persone che le abitano. La casa è una protezione fisica e mentale, è il luogo del silenzio, tutti, proprio tutti, passiamo la vita a tornare a casa". "Per questo", ha aggiunto, " parlo di cantieri leggeri che permettano i lavori senza dover mandare via le famiglie. Certo i tempi del cantiere leggero sono più lunghi, questa è un’operazione sottile che implica pazienza, determinazione e continuità.
Piano pensa poi a "un progetto di lungo respiro per un piano generazionale che duri cinquant’anni": "Bisogna intervenire con sgravi e incentivi nei passaggi generazionali, quando passa in eredità la casa dei nonni e la nuova generazione è più interessata a ristrutturarla. E in quel momento bisogna pensare alla sicurezza dell’edificio".