Roma - "Questa mattina, qualche solito professionista dell'indignazione ha scritto, come gli accade spesso, cose false. Cio' succede quando l'intento di indignare prevale sull'obbligo di informare correttamente". Cosi' in una nota il ministero dell'Interno interviene sulla notizia di accertamenti in Puglia su un tunisino legato all'autore della strage di Nizza. "Ieri, alle 12:45, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, dopo un'attenta valutazione d'intesa con il Capo della Polizia Franco Gabrielli, ha ottemperato all'impegno doveroso, nei confronti del Parlamento, di illustrare una particolare situazione che interessava l'Italia e riguardava, nello specifico, un'attivita' accertativa su un fatto avvenuto, tra l'altro, diverso tempo fa", puntualizza il comunicato del Viminale, che cosi' prosegue: "Si trattava di comunicare una notizia che non aveva compromissioni di carattere giudiziario investigativo e ovviamente autentica - al tempo stesso generica perche' sprovvista di nomi e luoghi precisi - a un consesso che aveva il diritto a essere informato direttamente dal Ministro e che, se cosi' non fosse stato, l'avrebbe scorrettamente appresa dalle agenzie di stampa, con mille dettagli, cosi' come e' avvenuto nelle ore successive, privando di consistenza e significato il senso della riunione convocata la mattina di ieri a Palazzo Chigi. Del consesso, infatti, facevano parte i capigruppo di maggioranza e di opposizione, riuniti dopo i drammatici fatti di Nizza, in uno spirito di coesione nazionale. Questo per quanto concerne la comunicazione resa ai Capigruppo". (
La nota del Viminale sottolinea poi che"relativamente alla circolazione delle informazioni con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo - nella fattispecie fortemente voluta e supportata dal Ministro stesso - e' altrettanto giusto specificare che, dell'attivita' di accertamento, l'Autorita' Giudiziaria competente di Bari era stata puntualmente informata e, se un vulnus proprio si deve individuare, questo va ravvisato nella evidentemente non efficace comunicazione interna tra l'Autorita' Giudiziaria competente e il proprio referente nazionale, cioe' il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. La veicolazione di informazioni di tal genere, infatti, come dovrebbe essere noto a tutti, specialmente ai giornalisti che si occupano di queste delicate materie, non avvengono, di regola, tra i vertici, bensi' attraverso i canali tecnici di quotidiano collegamento e informazione all'interno degli stessi organismi". (AGI)