Palermo - La polizia ha arrestato Khadiga Shabbi, 45 anni, la ricercatrice libica che, lo scorso dicembre, fu al centro di un braccio di ferro tra Procura di Palermo e ufficio Gip. La decisione è della Cassazione, che ha ritenuto fondati gli indizi di istigazione al compimento di atti di terrorismo internazionale. Accolto così il ricorso dei pm Leonardo Agueci e Gery Ferrara, che avevano disposto il fermo già a dicembre, ma poi la donna era stata rimessa in libertà dal Gip Fernando Sestito: il giudice sostenne infatti che per lei fosse sufficiente l'obbligo di abitare a Palermo e di firmare un registro di polizia.
In un clima di polemiche incandescenti, con interventi di politici come Matteo Salvini e scambi di dichiarazioni e comunicati tra Procura e Gip, i magistrati dell'accusa fecero ricorso al tribunale del riesame, che ribalto' la decisione di Sestito. In particolare giocò il fatto che la Shabbi fosse in contatto con foreign fighters e sostenitori della sharia. Ora la conferma della Cassazione, che ha dato il via libera all'arresto, eseguito da agenti della Digos.
La ricercatrice è stata condotta dagli uomini della polizia di Stato nel carcere del Pagliarelli. Lo scorso gennaio il Tribunale del Riesame aveva disposto la custodia cautelare in carcere per la donna, sospendendo l'esecuzione della misura in attesa della pronuncia della Suprema Corte. Ma già allora i giudici sottolineavano: "Sembra avere qui, in uno Stato che la ospita e che le ha riconosciuto un ruolo, una missione: diffondere il pensiero del terrorismo islamico, che nulla ha a che vedere con il credo di religione".
Secondo il collegio inoltre la cittadina di Bengasi "ha mostrato di essere in grado di padroneggiare gli strumenti di comunicazione massa con spregiudicatezza - si leggeva nel provvedimento di 46 pagine - e di volerli finalizzare alla diffusione dell'esaltazione della guerra e del terrorismo islamico. E' chiaro che la misura dell'obbligo di dimora e' quanto meno distonica rispetto al fine cautelare". (AGI)