CdV - "Ministro della comunione che celebra e che vive, non si aspetta i saluti e i complimenti degli altri, ma per primo offre la mano, rigettando i pettegolezzi, i giudizi e i veleni". Cosi' deve essere ogni sacerdote, secondo Papa Francesco. Un buon prete, ha spiegato nell'omelia della celebrazione finale del Giubileo dei sacerdoti, "con pazienza ascolta i problemi e accompagna i passi delle persone, elargendo il perdono divino con generosa compassione". E, ha scandito il Papa, "non sgrida chi lascia o smarrisce la strada, ma e' sempre pronto a reinserire e a ricomporre le liti".
Bergoglio ha ripetuto nella sua omelia il verbo "includere" per indicare la parola d'ordine dei pastori che vuole oggi a servizio del Vangelo indicando come modello il Buon Pastore del quale ha parlato Gesu', quello che "va in cerca della pecorella perduta e il suo cuore e' inquieto finche' non la ritrova. Trovatala, dimentica la fatica e se la carica sulle spalle tutto contento". "Andando in cerca trova, e trova - ha spiegato Bergoglio - perche' rischia, non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; e' infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole piu' entrare. Come ogni buon cristiano, e come esempio per ogni cristiano, e' sempre in uscita da se'. L'epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: non e' attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini".
"Nessuno - ha quindi concluso il Papa tratteggiando l'identikit del prete ideale - e' escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso. Con sguardo amorevole e cuore di padre accoglie, include e, quando deve correggere, e' sempre per avvicinare; nessuno disprezza, ma per tutti e' pronto a sporcarsi le mani. Non usa i guanti".
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Un sacerdote deve svolgere il suo ministero "fuori dei luoghi del pascolo e fuori degli orari di lavoro" ha detto Papa Francesco che nell'omelia e' toranto sulla questione degli "orari" che i sacerdoti non debbono mai rivendicare ne' applicare rigidamente. Un pastore, ha spiegato, "non rimanda la ricerca, non pensa 'oggi ho gia' fatto il mio dovere, me ne occupero' domani', ma si mette subito all'opera".
"Ecco - ha continuato il Papa - il cuore che cerca: e' un cuore che non privatizza i tempi e gli spazi, non e' geloso della sua legittima tranquillita', e mai pretende di non essere disturbato". "Il pastore secondo il cuore di Dio - ha poi concluso - non difende le proprie comodita', non e' preoccupato di tutelare il proprio buon nome, anzi, senza temere le critiche, e' disposto a rischiare pur di imitare il suo Signore".
Non solo: "senza temere le critiche il buon pastore e' disposto a rischiare per trovare quell'unica pecorella smarrita. Se non rischia, il pastore non trova. Ed esce dalla porta dell'ovile per cercare chi da quella porta non vuole entrare. Non e' un ispettore del gregge". Papa Francesco ha descritto cosi' l'atteggiamento che deve avere ogni prete nell'omelia della messa conclusiva del Giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi, che ha presieduto con 6 mila concelebranti. (AGI)