Roma - Con l'acquisizione delle consulenze medico-legali e balistiche si e' aperto questa mattina davanti alla prima Corte d'assise di Roma il processo per la morte di Marco Vannini, il bagnino di 21 anni di Cerveteri ucciso a Ladispoli la sera del 17 maggio 2015 da un colpo di pistola partito da una Beretta calibro 9 mentre era a casa della ragazza nella villetta in via De Gasperi. A sparare - secondo la Procura di Civitavecchia - fu Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina Militare nonche' padre della fidanzata della vittima. Ma oltre a chi fece fuoco, c'e' tutta la famiglia Ciontoli sotto processo (a piede libero) per concorso in omicidio volontario, sorretto dal dolo eventuale: ci sono i figli Federico e Martina (la ragazza di Marco) e c'e' pure la madre Maria Pezzillo. Di omissione di soccorso risponde invece la sola Viola Giorgini, fidanzata di Federico.
Intercettazioni ambientali della famiglia Ciontoli nel corridoio della stazione dei Carabinieri di Civitavecchia
Il presidente della Corte, Anna Argento, che ha autorizzato le riprese televisive in aula e ha aggiornato il processo al 18 luglio, si e' riservato di decidere sulla corposa lista dei testimoni presentata da parte civile e dalla difesa. Il pubblico ministero Alessandra D'Amore, che citera' per la prossima udienza i poliziotti e gli infermieri che intervennero sul posto, ha chiesto l'esame degli imputati (oggi assenti), annunciando il deposito delle chiamate fatte al 118 la sera della tragedia e della relativa documentazione medica al Pronto soccorso. Agli atti del rappresentante della pubblica accusa ci sono anche gli accertamenti su un paio di telefonate ritenute fondamentali per ricostruire la vicenda e definire i ruoli dei protagonisti e poi l'esito di una intercettazione ambientale fatta nella caserma di Civitavecchia il 18 maggio del 2015 quando gli imputati (allora solo indagati) aspettavano di essere chiamati per il primo interrogatorio. In aula c'erano invece familiari e amici di Marco Vannini, 'in primis' i suoi genitori (Marina e Valerio) che hanno trattenuto a stento le lacrime quando il presidente della Corte ha dato lettura del capo di imputazione. Stando a quanto accertato dalla Procura di Civitavecchia, tutti gli imputati erano in casa quando Marco Vannini venne raggiunto da un proiettile che lo centro' alla spalle destra, attraverso' il polmone e colpi' il suo cuore. Per gli inquirenti, il ragazzo poteva essere salvato se i soccorsi fossero stati chiamati in tempo. E invece, da quella villetta sarebbero partite due telefonate al 118 confuse e tardive in cui nessuno disse ai sanitari che il ragazzo, accasciato in una vasca da bagno, stava morendo per un colpo d'arma da fuoco. Il processo dira' se quel proiettile sia stato sparato volontariamente o per errore. Resta il fatto che tutte le persone presenti in casa sono accusate di omissioni o bugie, per coprirsi a vicenda, fino a quando sara' Antonio Ciontoli ad ammettere lo sparo, avvenuto pero' solo per sbaglio. (AGI)