Roma - Piergiorgio Morosini fa mea culpa e chiede che il suo caso non sia un pretesto per colpire la magistratura. "Una cosa che non potrei perdonarmi e' se da questo episodio incredibile derivasse l'occasione per discutere di limitazioni dei diritti personali non solo dei consiglieri superiori, ma di tutti i magistrati italiani" dice in Plenum al Csm il togato di Area al centro delle polemiche scaturite dall'articolo de 'Il Foglio' che, la scorsa settimana, riportava alcune parole a lui attribuite. "Confrontiamoci con le leali armi della dialettica e delle idee - aggiunge - e se del caso dividiamoci, rispettando l'importanza del confronto".
"Ho accettato in tanti casi di non essere 'maggioranza' - spiega ancora - perche' fa parte del metodo democratico, ma non accetto operazioni giornalistiche che stravolgono e sviliscono la nostra dignita' istituzionale, le nostre biografie e le nostre fisiologiche differenze" inoltre "non vorrei una interpretazione troppo estesa di quel self restraint doveroso, non finissimo per rendere sterile il contributo importante che un organo a composizione mista, ingegnosamente creato dal costituente proprio per la sua esponenzialita' democratica, deve fornire alla migliore qualita' della vita istituzionale della Repubblica. Proseguiro' quindi - dice Morosini - a svolgere il mio ruolo esercitando fino in fondo su ogni tema le prerogative di pensiero, contributo ed elaborazione che competono a ciascuno di noi".
"Sono rimasto colpito dal come le polemiche di questi giorni abbiano finito per darmi un'importanza che non merito. Personalmente, nonostante sia stato sottoposto ad attacchi durissimi e reiterati, ho deciso di rispondere solo nella sede istituzionale che mi e' propria, ossia il Consiglio superiore della magistratura - conclude Morosini - sono davvero sorpreso di quegli interventi che, nei giorni scorsi, non hanno tenuto minimamente conto le parole chiare, su tutta la vicenda, da me pronunciate nel Plenum del 5 maggio: una smentita netta e immediata su quella che e' stata una inaccettabile manipolazione delle mie parole e del mio pensiero su uomini, attivita' e dinamiche delle istituzioni".
Da parte sua il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, dopo l'incontro con il ministro Orlando, dice che "non e' un caso risolto mettendoci una pietra sopra, ma e' una vicenda chiarita". "Ieri ho avuto un confronto con Morosini, che ha preso le distanze e non si riconosce affatto in quelle affermazioni che gli sono state attribuite", spiega Legnini. (AGI)