Firenze - Il più dettagliato resoconto della storia genetica dell'uomo europeo vissuto durante l'Era glaciale: è quello prodotto da un team internazionale di studiosi, del quale fanno parte ricercatori dell'Università di Siena e di Firenze, analizzando il genoma di 51 individui vissuti in Europa, tra 45.000 e 7.000 anni fa, prima dell'introduzione dell'agricoltura. I risultati di questa indagine, che ha ampliato di dieci volte il campione di Dna antico appartenente alle popolazioni di cacciatori raccoglitori europee, sono stati pubblicati dalla Nature.
Tre dei campioni fossili provengono da Grotta Paglicci, in Puglia. L'enorme quantità di informazioni raccolte dall'esame dei resti umani ha reso possibile il monitoraggio dei cambiamenti genetici intervenuti in oltre 30.000 anni di storia e il loro rapporto con le trasformazioni culturali. Lo studio ha confermato con maggiore chiarezza il declino del Dna neandertaliano presente nel genoma moderno. In particolare nei campioni analizzati gli studiosi hanno rilevato un valore tra il 3 e il 6 per cento di Dna neandertaliano, che nell'umanità attuale si è ridotto intorno al 2 per cento in quanto "evolutivamente svantaggioso". Inoltre lo studio ha fatto emergere che uno dei ceppi a cui appartenevano i primi abitanti europei, che sembrava essersi estinto intorno a 33mila anni fa, sostituito da un ceppo successivo, è invece riapparso in alcuni campioni risalenti alla fine del massimo glaciale, circa 20.000 anni fa. Un'altra importante scoperta evidenzia la comparsa, già 14.000 anni fa, di una nuova componente genetica attualmente presente nelle popolazioni del Vicino Oriente e introdotta probabilmente da quelle aree verso l'Europa attraverso un flusso migratorio favorito dal riscaldamento climatico. Sempre dall'esame del Dna, è attestato nello stesso periodo un contatto con popolazioni dell'Estremo Oriente, che ha portato a un'ulteriore trasformazione del paesaggio umano europeo. (AGI)